Alla Cop27 di Sharm el-Sheikh (la conferenza annuale dell'Onu sul clima, dal 6 al 18 novembre) la presidenza egiziana punta a "ricostruire il 'grande scambio' al centro dell'Accordo di Parigi", dove "i paesi in via di sviluppo accettarono di aumentare i loro sforzi per affrontare una crisi della quale erano di gran lunga i meno responsabili, in cambio di un sostegno finanziario appropriato". Lo scrive in un comunicato il presidente della Cop27, il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry.
Il ministro scrive che "i rapporti di Unfccc, Ipcc, Unep suonano l'allarme sui crescenti gap sulla mitigazione, su una finestra di opportunità per l'adattamento che si sta rapidamente chiudendo, e su perdite e danni ricorrenti e sempre più gravi".
Intanto Ocse, Oxfam e altri denunciano "l'insufficienza della finanza climatica e gli impegni non mantenuti".
Per Shoukry "se i risultati dell'anno scorso di G7 e G20 hanno fornito elementi e slancio apprezzabili alla Cop26, quest'anno il quadro è meno incoraggiante. Mentre il G7 è stato ambizioso, il G20 dell'ambiente ha mostrato di essere problematico e non ha potuto raggiungere un risultato sull'ambiente". E anche Fmi e Banca mondiale non hanno conseguito "accordi concreti per maggiori flussi finanziari e accesso facilitato ai paesi in via di sviluppo". Questi ultimi hanno bisogno per attuare i loro impegni di decarbonizzazione (Ndc) di circa 5.600 miliardi di dollari fino al 2030.
Il presidente egiziano ammette però che "l'ultimo rapporto sugli Ndc indica che i paesi stanno cominciano a piegare verso il basso la curva delle emissioni globali di gas serra". Per questo, prosegue, "la Cop27 crea un'opportunità unica per il mondo di riunirsi, riparare il multilateralismo, ricostruire la fiducia e unirsi al livello politico più alto per affrontare il cambiamento climatico".
"E' logico - conclude Shoukry - che questa Cop27 sia stata etichettata ufficiosamente con 'la Cop dell'attuazione'".