Può partire lo smantellamento della centrale nucleare di Latina. Il ministero dello Sviluppo Economico ha approvato, su parere dell'Autorità di sicurezza nucleare (Isin) e delle altre istituzioni competenti, il decreto di disattivazione della centrale. Questo consente a Sogin (la società pubblica che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari italiani) di avviare le attività previste nella fase 1 del programma generale di decommissioning dell'impianto, "con il duplice obiettivo di incrementare i livelli di sicurezza e ridurre l'impatto ambientale", spiega l'azienda.
Le principali attività previste riguardano lo smantellamento dei sei boiler, per un peso complessivo di oltre 3.600 tonnellate, e l'abbassamento dell'altezza dell'edificio reattore da 53 a 38 metri, che modificherà lo skyline del sito. Saranno, inoltre, smantellati edifici e impianti ausiliari. Al termine, spiega Sogin, i rifiuti radioattivi, pregressi e prodotti dal decommissioning, saranno stoccati in sicurezza sul sito, sia nel nuovo deposito temporaneo, sia in alcuni locali dell'edificio reattore appositamente adeguati senza realizzare ulteriori strutture.
La centrale di Latina è l'ultima delle quattro centrali nucleari italiane a ottenere il decreto di disattivazione. La conclusione della prima fase del decommissioning è prevista nel 2027, per un valore complessivo delle attività di 270 milioni di euro.
L'amministratore delegato di Sogin, Emanuele Fontani spiega che "si tratta di un passaggio cruciale per la chiusura del ciclo nucleare italiano, che ci consente di entrare nel vivo del decommissioning della centrale pontina. Questo provvedimento - ha concluso - conferma la proficua collaborazione fra i diversi soggetti istituzionali coinvolti nello smantellamento degli impianti nucleari".
Con la disponibilità del Deposito Nazionale, spiega Sogin, "sarà possibile avviare la seconda e ultima fase con lo smantellamento del reattore a gas grafite. Quando tutti i rifiuti radioattivi saranno conferiti al Deposito Nazionale e i depositi temporanei saranno demoliti, il sito verrà rilasciato, senza vincoli di natura radiologica, e restituito alla collettività per il suo riutilizzo".
L'Ad di Sogin Fontani ha espresso soddisfazione "per l'emissione di tale decreto, il quinto dopo quelli ottenuti per l'impianto di Bosco Marengo e le centrali di Trino, Garigliano e Caorso".