Semplificazione dell'iter autorizzativo, rivedere le Linee guida nazionali per gli impianti eolici, istituire una cabina di regia presso la presidenza del Consiglio, prevedere dei meccanismi di supporto e di sostegno al comparto, istituire strumenti specifici per lo sviluppo del Power purchase agreement (cioè i contratti a lungo termine tra aziende e produttori di energia rinnovabile) con l'obiettivo di rendere il settore eolico una "potente risposta economica, industriale e culturale alla crisi pandemica e al necessario processo di decarbonizzazione dell'economia". Questi i capisaldi del 'Manifesto per lo sviluppo dell'eolico' messo a punto dall'Anev (Associazione nazionale energia del vento) presentato oggi nel corso di un convegno on-line. Per l'Anev l'eolico è il "'buon vento della ripresa'", inteso "come protagonista della riconversione dell'economia in chiave 'verde' attraverso lo sviluppo delle fonti rinnovabili che rappresenta non solo una delle priorità dell'Ue ma anche uno strumento in grado di favorire innovazione tecnologica, occupazione e sviluppo".
"L'eolico è un settore capace di affrontare la crisi dovuta alla pandemia e in grado di raggiungere gli obiettivi del Green deal europeo legati all'energia e all'ambiente, come la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030, e la decarbonizzazione della produzione di energia prevista per il 2050". Lo afferma il presidente dell'Anev Simone Togni nel corso del convegno on-line per la presentazione del Manifesto sullo sviluppo dell'eolico. "Affinché ciò sia possibile - osserva Togni - è necessario un ripensamento generale delle procedure sino ad oggi adottate. Il Manifesto va in questa direzione: identificare quali sono le priorità d'azione e mettere a sistema un modello di collaborazione tra l'associazione, le istituzioni e le aziende del settore per un corretto sviluppo dell'eolico in Italia, in linea sia con gli obiettivi del Piano nazionale integrato energia e clima sia con quanto previsto dall'Ue". "Non c'è tempo da perdere - conclude Togni - oggi più che mai è necessario cogliere le grandi possibilità offerte dal settore eolico. Uno sviluppo adeguato delle energie rinnovabili non solo rende il nostro Paese e l'Europa meno dipendenti dai combustibili fossili, ma consente di creare nuovi posti di lavoro, ridurre l'impatto ambientale legato al ciclo energetico, creare nuove opportunità industriali e contribuire alla crescita economica".
Togni, Dl Semplificazioni è poca cosa. "Per le autorizzazioni ai nuovi impianti di energie rinnovabili, il Decreto Semplificazioni non riduce le procedure, ma taglia solo da 45 a 30 giorni i termini per un paio di pareri. Un risparmio di 30 giorni su di un processo autorizzativo che dura in media 5 anni e mezzo". Così il presidente dell'Anev, l'associazione delle imprese dell'eolico, Simone Togni, commenta con l'ANSA la bozza del Decreto Semplificazioni.
"Il problema vero per noi è il Ministero dei Beni Culturali, che blocca sistematicamente tutte le autorizzazioni, in nome della tutela paesaggistica - spiega Togni -. Noi chiedevamo che il parere dei Beni Culturali fosse obbligatorio solo dove ci fosse un vincolo ambientale. Oggi le Sovrintendenze danno pareri anche in assenza di questo vincolo. Questo passaggio non è stato eliminato. Anzi, nel DL Semplificazioni si prevede che la Valutazione di impatto ambientale (Via) sia concessa di concerto con il Mibac".
"L'unico intervento del Decreto sulle autorizzazioni agli impianti di rinnovabili non è di carattere procedurale - prosegue il presidente -. Su di un paio di passaggi, il termine viene ridotto di 15 giorni, da 45 a 30. Ma sono termini ordinatori, non perentori, che possono essere ignorati senza problemi. E comunque, su di un iter medio di 5 anni e mezzo (la Ue prevede 6 mesi), non risolvono nulla".
"All'Anev abbiamo calcolato che, con questa velocità di autorizzazioni, in Italia raggiungeremo l'obiettivo del 70% di rinnovabili fra 70 anni - conclude Togni -. Con queste innovazioni del Decreto Semplificazioni, forse ci arriveremo in 65".