"L'ultima asta del Gse sulla nuova potenza da fonti rinnovabili è stata un flop: 443 megawatt assegnati su 3.355 disponibili. Ma questo è perché non ci sono impianti autorizzati, nonostante quello che dice il ministro Cingolani. Il governo ha semplificato tanto, ma solo le cose accessorie. Non è intervenuto sul problema principale, il no delle Soprintendenze del Ministero della Cultura". Lo ha detto all'ANSA il presidente dell'Anev, l'associazione delle aziende dell'eolico, Simone Togni.
"Cingolani continua a dire che ha semplificato le procedure - spiega Togni -. Ma se accorci i tempi dei pareri, e poi le Soprintendenze non danno le autorizzazioni ai nuovi impianti, non serve a niente. Lo strumento per superare questo problema c'è. I progetti bocciati dal Ministero della Cultura possono essere portati alla Presidenza del Consiglio, che può approvarli. Palazzo Chigi ha sbloccato così 6 impianti, che peraltro sono tornati alle Regioni per l'ok finale. Ma presso la Presidenza del Consiglio ci sono fermi altri 4-5 GW di nuova potenza. Che li sblocchino o li boccino, ma non se li tengano in pancia".
Simone Togni critica anche il recente annuncio del ministro della Transizione ecologica sui 5 GW di nuove richieste di allaccio per fonti rinnovabili arrivate quest'anno a Terna. "La richiesta di allaccio è il primo passo dell'iter burocratico per costruire una centrale - spiega il presidente dell'Anev -. Poi ci sono le autorizzazioni della Regione, sopra i 30 MW anche del Mite e della Soprintendenza. Dalla richiesta di allaccio all'entrata in funzione della centrale passano in media 5 anni e 8 mesi. I 5 gigawatt di Cingolani nella migliore delle ipotesi li vedremo nel 2028".