Quotidiano Energia - “Abbiamo studiato a fondo la questione, però il caso iberico non è replicabile come formula nel nostro Paese per una serie di motivi”. Lo ha detto mercoledì 1° maggio il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, con riferimento al tetto di prezzo al gas utilizzato nella generazione elettrica in via di introduzione in Spagna e Portogallo.
Rispondendo a un’interrogazione alla Camera sull’argomento di Stefano Fassina (Leu), Cingolani ha spiegato che nel pacchetto REpowerEU presentato il 18 maggio “la Commissione Ue ha specificato che misure nazionali, come appunto quella spagnola e portoghese, finalizzate all’introduzione di tetti al prezzo del gas utilizzato per la generazione di elettricità, devono essere caratterizzate da temporaneità e non devono comportare restrizioni agli scambi di energia tra Paesi membri”. E questo, secondo il ministro, rappresenterebbe un ostacolo per l’Italia. Se infatti la Penisola Iberica ha “un livello di interconnessione con il resto della Ue estremamente limitato, quindi non in grado di apportare distorsioni rilevanti al mercato comune dell’energia”, il nostro Paese “presenta un livello di integrazione con il resto del mercato energetico europeo, sia del gas che dell’energia elettrica, estremamente elevato”.
Cingolani ha quindi chiarito che il price cap iberico e le misure che l’Italia sta portando avanti in sede europea sono “sostanzialmente differenti”: il primo è limitato al solo gas utilizzato nella generazione termoelettrica, “con volumi e relativi differenziali di costo che sono però da coprire in quantità sostanzialmente limitata”, mentre il nostro Governo punta alla “fissazione di un tetto al prezzo al gas degli hub e quindi relativo a tutti gli utilizzi del gas”. Si tratterebbe, ha precisato il ministro, di un “vero e proprio peak shaver, pensato per evitare fluttuazioni estemporanee del prezzo spot”.
Ma se in Italia fosse apposto un tetto al prezzo del gas, ha avvertito il titolare del Mite, “il nostro mercato semplicemente non attrarrebbe più i volumi necessari e vedremo gli operatori con molta probabilità orientare l’offerta su altri mercati in grado di garantire un prezzo di acquisto superiore”.
L’efficacia del tetto ai prezzi dipenderà insomma dal coordinamento delle politiche energetiche a livello europeo. E in questo senso, “il via libera del vertice straordinario del Consiglio Europeo all’inserimento del tetto al gas come misura temporanea contro la crisi energetica, con esplicito mandato alla Commissione di valutare la sua attuazione, fa ben sperare su una soluzione cui il Governo sta lavorando da tempo con puntualità”.
Sul tetto ai prezzi del gas ieri è tornato a esprimersi l’ad di Eni, Claudio Descalzi. In un’intervista al “Corriere della Sera”, il manager ha dichiarato: “Chi è preoccupato di provvedimenti distorsivi del mercato dovrebbe riconoscere che in realtà il mercato è già distorto”, il tetto “se ben studiato e architettato” potrebbe aiutare. “Certo”, ha precisato, “dovrebbe trattarsi di una misura temporanea”.
Sempre martedì 31 aprile Simone Mori, head of Europe di Enel, intervenendo a Bruxelles alla conferenza EnerGreenDeal, ha osservato sul punto che “la soluzione alla crisi energetica che l’Europa sta affrontando comporta necessariamente - come misura di breve termine - un cap transitorio sui prezzi all’ingrosso del gas per raffreddare l’elevata volatilità”. A medio e lungo termine, ha proseguito, “le politiche europee devono orientarsi verso una soluzione strutturale attraverso la diffusione su larga scala delle energie rinnovabili abbinata all’elettrificazione degli usi finali dell’energia”. Con un mercato “in grado di orientarsi verso segnali di prezzo di lungo termine”.