Quotidiano Energia - Uno spostamento dei nuovi impianti inframarginali verso i Ppa e i contratti per differenza, con il mercato di breve-termine che si allargherebbe sempre più alla demand-response e allo storage. Oltre a misure per evitare il fallimento dei fornitori e proteggere i consumatori. Sono le idee della Commissione Ue per la riforma del market design elettrico, che dopo una prima bozza presentata lo scorso ottobre su richiesta del Consiglio metterà a breve in consultazione un non-paper destinato a fare da base alla proposta vera e propria che arriverà prima della primavera.
Nel non-paper, l’esecutivo comunitario si sofferma innanzitutto sulle opzioni per portare il prezzo dell’elettricità prodotta dalle tecnologie inframarginali “al loro costo reale” e in questo senso propone appunto due diverse soluzioni per i nuovi impianti incentivati e non: i primi dovrebbero affidarsi a CfD assegnati attraverso aste, i secondi a Ppa di lungo-termine.
Nell’ambito della riforma si dovrebbe inoltre valutare l’eventualità di armonizzare e rendere permanente la limitazione ai profitti degli inframarginali introdotta a ottobre in via temporanea dal regolamento 2022/1854, che in alternativa potrebbe essere eliminata al termine dell’attuale emergenza ma restare attivabile in caso di nuove crisi.
Con l’obiettivo di ridurre il peso del gas nei mercati di breve-termine, la Commissione propone poi di migliorare il quadro per le soluzioni di flessibilità, in particolare demand-response e storage, al fine di renderle competitive.
Per quanto riguarda la protezione dei consumatori, Bruxelles prevede varie opzioni, in primis l’obbligo per i fornitori di offrire ai clienti domestici contratti a prezzi fissi per una determinata quota del consumo medio, in modo da bilanciare l’obbligo esistente per le offerte a prezzi dinamici.
Al fine di mitigare il rischio di fallimento dei fornitori, potrebbero essere introdotti requisiti minimi di hedging, oltre all’obbligo formale di nominare un fornitore di ultima istanza con relativi chiarimenti sui ruoli e responsabilità e sui diritti dei consumatori.
In aggiunta, si dovrebbe sfruttare la digitalizzazione del settore energetico per trasformare in prosumer i consumatori, che dovrebbero essere anche in grado di fornire servizi di demand-response attraverso apparecchi come pompe di calore e veicoli elettrici sulla base di offerte ad hoc predisposte da fornitori e aggregatori.
Infine, il non-paper propone di migliorare la trasparenza, la sorveglianza e l’integrità del mercato rafforzando i poteri di Acer, adeguando le norme Remit e armonizzando le sanzioni per comportamenti scorretti a livello Ue e nazionale.
Sulla scorta delle risposte alla consultazione, la Commissione elaborerà il testo definitivo della proposta di riforma del market design, che sarà presentata “prima del consiglio Europeo del 23 e 24 marzo 2023”. Europarlamento e Consiglio sono invitati a lavorare sul dossier con “la massima urgenza”.
Si moltiplicano nel frattempo i contributi alla riforma del mercato elettrico, come quelli presentati nei giorni scorsi da Confindustria e da Eurelectric.
Secondo l’associazione delle aziende elettriche Ue, un “market design fit tor net zero” non dovrà solo preservare il mercato interno, gli scambi transfrontalieri e la concorrenza, ma anche prevedere “sufficienti possibilità di hedging e la possibilità di stipulare contratti di lungo-termine con in consumatori”, accanto a “un quadro per gli investimenti compatibile con il mercato delle rinnovabili e delle tecnologie a basse emissioni”.
Il market design, avverte Eurelectric, dovrà “preservare l’adeguatezza e la sicurezza dell’approvvigionamento e soddisfare le necessità di un sistema energetico in evoluzione, in particolare a causa del decentramento e delle crescenti esigenze di flessibilità”.
E sulla riforma del market design elettrico il regolatore energetico francese Cre ha organizzato oggi a Parigi un dibattito internazionale, aperto dalla ministra della Transizione energetica, Agnès Pannier-Runacher, e dalla presidente della Cre, Emmanuelle Wargon.
L’obiettivo del dibattito, spiega una nota, è costituire un gruppo accademico che proponga soluzioni per il nuovo mercato dell’elettricità, nel momento in cui la Commissione Ue si appresta ad avviare la prima consultazione pubblica sul tema.
Coordinati da Frédéric Gonand, ex commissario Cre ora all’Università Paris Dauphine-Psl, gli accademici hanno affrontato in particolare i meccanismi di formazione del prezzo dell’elettricità, i possibili adattamenti del mercato e le opzioni per la tutela dei consumatori.
Alla discussione, moderata dalla partner di Fsc Global Géraldine Amiel, hanno partecipato Lucia Visconti (Università Milano Bicocca), David Newbery (Cambridge University), William Hogan (Harvard University), Anna Creti (Université Paris Dauphine-Psl), Jean-Michel Glachant (Florence School of Regulation), Natalia Fabra (Universidad Carlos III di Madrid), Christian Gollier (Toulouse School of Economics), Peter Hartley (Rice University di Houston), Andreas Löschel (Ruhr-Universität di Bochum) e Jacques Percebois (Université de Montpellier).
Il non-paper della Commissione Ue e le proposte di Eurelectric sono disponibili in allegato sul sito di QE.