Quotidiano Energia - La questione energetica della Sardegna approda al Parlamento su iniziativa di Azione-Italia Viva.
Al Senato scende in campo direttamente il leader Carlo Calenda, che ha presentato un’interrogazione (affiancata da una identica alla Camera di Andrea Richetti) per chiedere al Mase se “intenda avviare, e in quali tempi, un tavolo di confronto con la Regione Sardegna per trovare una soluzione che acceleri in primis le procedure necessarie a garantire l'approvvigionamento di gas naturale in particolar modo a Portovesme, al fine di evitare che i continui rinvii determinino effetti irreversibili sul tessuto produttivo e sociale dell'isola”.
Le interrogazioni ricostruiscono la vicenda, citando peraltro ampi stralci dell’articolo di QE in relazione alle istanze avanzate dalla Regione.
Calenda e Richetti ricordano che il CdS ha rinviato a novembre l’udienza di merito sul ricorso regionale contro il Dpcm del 29 marzo 2022 e che ciò ha causato la reazione di Confindustria e sindacati sardi, secondo cui il rinvio “rischia di paralizzare definitivamente soluzioni fondamentali e non procrastinabili per la sopravvivenza del tessuto economico e produttivo sardo”.
Le Rsa di Eurallimina, proseguono le interrogazioni, ricordano che “il riavvio genererebbe circa 1.500 buste paga tra lavoratori diretti e relativo indotto, mentre al contrario bloccare un progetto per l'approvvigionamento energetico fondamentale alla ripartenza della stessa Eurallumina rischia di determinare un'ondata di licenziamenti collettivi”.
Il tutto avviene peraltro in coincidenza con la protesta di quattro lavoratori della Portovesme Srl nel Sulcis, che sono saliti sulla ciminiera dell'impianto Kss a 100 metri di altezza per contestare la fermata di quasi tutti gli impianti della fonderia che vede a rischio 1.300 buste paga.
Una situazione strettamente legata agli alti costi energetici dello stabilimento, per il quale la Regione chiede l'estensione del credito di imposta e degli strumenti quali interconnector e superinterrompibilità.