(di Stefano Secondino)
Esistono già gli strumenti per rendere le nostre città meno inquinate e caotiche: auto e furgoni elettrici, car-sharing, app che informano in tempo reale sul traffico, generatori di energia rinnovabile casalinghi, mezzi a guida autonoma. Sono strumenti che oramai costano poco, e in futuro costeranno ancora meno. Quello che manca è la cultura per usarli, nei cittadini e negli amministratori.
E' questo lo scenario emerso al forum "Smart cities, sicurezza e mobilità di prossimità", che si è tenuto oggi all'ANSA a Roma, organizzato in collaborazione con il think-tank Centro studi internazionali (Ce.s.i.) e con l'associazione europea per la mobilità elettrica, NEV Mobility Europe.
Il presidente del Ce.s.i., Andrea Margelletti, ha chiarito subito la posta in gioco: "Quanto tempo perdiamo ogni giorno per muoverci? Quante sostanze inquinanti ingeriamo? Quanto potremmo guadagnare in qualità della vita grazie alle nuove tecnologie?".
Per Roberto Maldacea, direttore di NEV Mobility Europe, la parola chiave per rendere le città più vivibili è "mobilità di prossimità". Ovvero, la mobilità con mezzi piccoli e non inquinanti fra i quartieri residenziali e le destinazioni più frequenti (uffici, servizi, fermate dei mezzi pubblici).
"La mobilità di prossimità è un concetto nato negli Stati Uniti negli anni Settanta e arrivato in Europa solo ora - spiega Maldacea -. Il 54% degli italiani si dice disposto a lasciare l'auto a casa". Secondo l'esperto occorre individuare dei "centri di aggregazione", ad esempio un ospedale o un tribunale, e studiare dei sistemi di sharing mobility per le esigenze specifiche di sanitari o avvocati. Anche la logistica delle merci deve cambiare: "Il boom di Amazon porta a consegne frequenti, costanti e di piccolo volume - dice Maldacea -, ma i furgoni sono rimasti quelli di prima, grandi e inquinanti.
Servono invece veicoli elettrici di piccole dimensioni".
L'alternativa è inquietante: "Nel 2025 i costi da congestione del traffico arriveranno a 42 miliardi di euro a Londra, 8,4 a Roma, 3,3 a Milano".
Per Camillo Piazza, presidente di Class Onlus, una ong che promuove le stazioni di ricarica delle auto elettriche, "su questi temi senza un intervento del parlamento non succede nulla. L'inquinamento da veicoli costa 2 miliardi di euro all'anno in Italia. Eppure nella finanziaria non è stato messo un euro per la mobilità elettrica". Il modello da seguire secondo Piazza è quello del Comune di Milano, che da febbraio permetterà l'ingresso in centro dalle 8 alle 10 solo ai veicoli di prossimità e non farà pagare l'accesso ai veicoli elettrici: "Sono piccole scelte che non richiedono finanziamenti e che costringono il mercato a muoversi. Ma serve cultura, serve che se ne parli".
"Siamo arretrati sull'utilizzo del digitale - ha commentato la senatrice di Conservatori e Riformisti Cinzia Bonfrisco -.
Purtroppo siamo partiti col piede sbagliato, non abbiamo capito cosa saremmo diventati e abbiamo perso occasioni". Per la deputata di Forza Italia Mariastella Gelmini, "serve un modello nazionale di smart city. Dopo il fiorire dal basso di tante esperienze dalle città, vale la pena di fermarci e cominciare a disegnare un modello per il paese, rivoluzionando la formazione degli amministratori locali".