"Di questo prezzo ci accorgiamo ora perché è esplicitamente indicato nello scontrino, ma lo pagavamo anche prima in quanto compreso nei costi dell'esercente ma non era evidente". Lo dice Stella Bianchi, parlamentare Pd della Commissione Ambiente della Camera, spiegando che "non si può imporre un prezzo per legge" per le buste di plastica biodegradabili e compostabili il cui "costo ragionevole dovrebbe essere 1-2 centesimi. Se qualcuno le vende a un prezzo più alto fa speculazione e bisogna essere attenti e vigili". L'obiettivo comunque, aggiunge, "è aumentare la consapevolezza sul fatto che la plastica ha un costo e l'uso va ridotto".
La deputata è prima firmataria dell'emendamento che ha introdotto l'obbligo dell'uso di questi sacchetti dal primo gennaio scorso. Un emendamento nato per evitare di pagare una multa per infrazione all'Ue - perché l'Italia non aveva ancora recepito la direttiva europea 2015/720 sulla riduzione dell'utilizzo di borse di plastica leggera - e inserito nel decreto Mezzogiorno con cui dal primo gennaio è entrato in vigore l'obbligo di utilizzare sacchetti biodegradabili e compostabili per frutta, verdura, pesce e carne.
L'emendamento presentato da Bianchi a nome del gruppo Pd in commissione Ambiente ricalca il decreto predisposto dal ministero dell’Ambiente per recepire la direttiva europea 2015/720 sulla riduzione dell’utilizzo di buste di plastica leggera, a cui l’Italia era obbligata. E' stato quindi introdotto nel decreto Mezzogiorno, approvato nell'agosto scorso, "per accorciare i tempi altrimenti seguendo la strada già intrapresa non si sarebbe riusciti ad evitare la multa. Il decreto ministeriale, infatti, aveva avuto il via libera delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato - ricorda la deputata Pd - ed era stato notificato all’Ue ma si è bloccato per l'incrocio di due procedure diverse sullo stesso argomento a livello europeo". Così Bianchi ha presentato un emendamento alla legge europea 2017, che regola l’adempimento degli obblighi dell’Italia come membro Ue. Ma questa legge ha un percorso lungo che non avrebbe consentito di evitare la multa.
Quanto alle polemiche sui social network e in particolare che si sarebbe favorita una azienda che produce bioplastiche, Bianchi si dice sorpresa anche perché al contrario "bisognerebbe sentire l'orgoglio per il fatto che l'Italia è leader in questo settore". La deputata Pd ricorda che Novamont non è l’unica impresa italiana che realizza sacchetti prodotti da materie prime naturali anziché da petrolio e che in tutta Italia sono oltre 150 le aziende di questo settore con circa 4mila dipendenti e 350 milioni di fatturato.