Nasce a Terni, da amido di mais e oli vegetali trasformati nel cosiddetto Mater-Bi, la materia prima alla base dei nuovi sacchetti biodegradabili ultraleggeri introdotti per legge, dal primo gennaio, nei supermercati di tutta Italia e diventati la materia della discordia per il costo e perche' prodotti dalla Novamont, azienda chimica italiana guidata dall'Ad Catia Bastioli, presidente di Terna dal 2014, nominata dal governo dell'allora premier Matteo Renzi. L'azienda è nata nel 1989 dal gruppo Montedison e oggi è specializzata in bioplastiche biodegradabili e compostabili, sviluppate attraverso 25 anni di ricerca e realizzate da una filiera integrata che coinvolge, oltre al sito ternano, anche altri siti tra cui quello di Novara.
"Ma è dallo stabilimento di Terni, il più storico, che esce il nostro prodotto finale, cioè il polimero di Mater-Bi, creato con elementi di origine vegetale e capace, una volta arrivato alla fine del suo ciclo vitale, di tornare alla terra come parte del ciclo naturale", spiega Andrea Di Stefano, responsabile dei progetti speciali della Novamont.
Un prodotto nato come marchio commerciale all'inizio degli anni '90 e che poco dopo ha trovato le prime applicazioni. Tra queste anche quella dei sacchetti ultraleggeri in cui il Mater-Bi viene trasformato da altre aziende dopo essere diventato film plastico.
"C'è un numero molto consistente di imprese in Italia, anche tra Terni e Assisi, che hanno sviluppato una filiera e creato una leadership diventando esportatrici" spiega ancora Di Stefano che sottolinea come nella produzione della materia prima Novamont è "solo uno dei competitor di questo mercato, insieme ad altri colossi esteri".
Oggi la capacità produttiva del gruppo - che conta in totale circa 650 dipendenti, di cui 130 a Terni - è di 100.000 tonnellate annue. "Dopo i 700 milioni di euro investiti complessivamente negli ultimi 10-15 anni, nel 2017 abbiamo avviato nuovi investimenti tecnologici anche su Terni e confidiamo di proseguire sulla strada dello sviluppo per effetto della domanda non solo italiana. La più interessante è infatti quella internazionale, in particolare francese, visto che la Francia ha anticipato l'utilizzo obbligatorio dei sacchetti ultraleggeri compostabili già da un anno, con ottimi risultati e ottime valutazioni da parte dei consumatori".
In Italia, al momento, l'introduzione dei sacchetti a pagamento è invece accompagnata dalle polemiche, definite da Di Stefano "assurde e strumentali". "C'è stata fino ad oggi - commenta il dirigente Novamont - una scelta del sistema Paese, politicamente trasversale, nel sostenere questa innovazione, ora voluta da una direttiva europea. Sarebbe spiacevole e negativo se si danneggiasse uno sviluppo industriale che ha creato grande opportunità economiche ed occupazionali e ha permesso all'Italia di ottenere una posizione di leadership".