La quasi totalità delle imprese quotate italiane (94%) riconosce nel cambiamento climatico un tema materiale e il 70% integra i rischi e le opportunità derivanti dal cambiamento climatico nei propri processi di gestione del rischio. Il 29% delle società possiede una politica di remunerazione con obiettivi legati al cambiamento climatico e il 67% adotta processi atti a migliorare la prestazione della propria catena di fornitura, pur con diversi livelli di maturità. Lo rivela un rapporto di Deloitte Italia in collaborazione con l'Università di Pavia.
Anche l'azione di sensibilizzazione verso gli stakeholder si sta diffondendo: più della metà (57%) delle società quotate dichiara di svolgere campagne di sensibilizzazione sul tema del cambiamento climatico e della sostenibilità.
Sebbene la quasi totalità delle quotate (93%) rendiconti le emissioni Scope 1 (dirette dell'azienda) e 2 (indirette generate dall'energia consumata), a rendicontare le emissioni Scope 3 (indirette generalte dalla catena del valore dell'azienda) è solo il 42% del campione. Solo il 16% dichiara di aver identificato obiettivi quantitativi di riduzione delle emissioni di gas serra e di aver assunto un target di neutralità carbonica. Se si consideri il solo indice FTSE MIB, tale percentuale più che raddoppia, arrivando a 38%.
Più della metà delle quotate ha costituito un comitato interno sulla sostenibilità, ma solo il 32% dichiara che tale comitato ha compiti specifici in materia di cambiamento climatico. Solo nel 18% delle aziende quotate vi è la presenza di almeno un consigliere di amministrazione dotato di competenze in materia di sostenibilità in senso lato. A livello strategico, si rileva come il 76% delle quotate non sviluppa analisi di scenario. Considerando le sole società che se ne sono dotate, meno della metà (43%) pubblica dettagliate informazioni metodologiche e quantitative.