Il primo ministro indiano Narendra Modi parte oggi per il summit sul clima di Parigi dove ribadirà l'approccio "attivo e bilanciato" di New Delhi e lancerà la proposta di un 'alleanza solare' tra 100 Paesi situati nella fascia tropicale. Nonostante le pressioni degli Usa e dell'Europa, il governo indiano si oppone a un impegno globale sulle riduzioni delle emissioni di gas serra per non pregiudicare il suo diritto allo sviluppo e a sradicare la povertà che ancora affligge 360 milioni di abitanti.
In un intervista ieri, il ministro dell'Ambiente Prakash Javadekar, detto che l'India "non può essere ricattata dai Paesi industrializzati" e che quest'ultimi "devono garantire spazi per la crescita con il carbone ai Paesi in via di sviluppo". In base al suo piano di intenti (Intended Nationally Determined Contributions o Indc), l'India propone una riduzione dell'intensità carbonica del 33-35% entro il 2030 con il rapporto tra emissioni e Pil che dovrà essere del 33-35% inferiore rispetto ai livelli del 2005. Si impegna poi che sempre nel 2030 il 40% dell'energia elettrica prodotta non deriverà da fonti fossili. New Delhi non accetterà per ora alcuna restrizione allo sviluppo delle centrali a carbone necessarie per portare la luce ai 200 milioni di indiani che oggi non sono connessi alla rete elettrica nazionale.
Come ha ribadito lo stesso Modi alcuni giorni fa in un discorso pubblico a Singapore, l'India "ha bisogno di molta energia per il suo sviluppo", ma non vuole "creare problemi a Parigi". In questo senso giunge la proposta di una 'solar alliance' che sarà lanciata domani dal premier indiano insieme insieme al presidente Francois Hollande e al segretario generale dell'Onu Ban-ki Moon. Si tratta di un patto tra 100 Paesi situati fra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno per lo sviluppo dell'energia solare. L'India è il terzo inquinatore al mondo, ma è agli ultimi posti in termini di emissioni procapite di gas serra.