di Laura Giannoni
Oltre 5,5 milioni, più degli abitanti della Finlandia, della Slovacchia o della Sicilia, sono le persone che ogni anno muoiono nel mondo a causa dell'aria sporca. Un'ecatombe che colpisce i Paesi industrializzati ma ancora di più quelli in cui l'economia ha messo il turbo solo da poco e in assenza di misure forti a tutela della salute pubblica, in primis la Cina e l'India. L'allarme arriva da uno studio presentato oggi a Washington per il meeting annuale dell'American Association for the Advancement of Science, un'organizzazione internazionale senza fini di lucro dedicata all'avanzamento della scienza che fa il punto su quello che respiriamo oggi e sull'efficacia degli impegni presi a livello internazionale per ridurre le emissioni.
Se in Occidente, Italia compresa, l'emergenza smog è sotto i riflettori per via di un inverno che lesina piogge e vento, le situazioni più gravi sono in Asia. L'inquinamento dell'aria ha portato a 1,4 milioni di morti premature in India nel 2013, soprattutto tra i più poveri che usano ancora la legna per cucinare e riscaldarsi. Sono stati 1,6 milioni i morti in Cina, di cui 366mila legati all'uso diffuso del carbone per l'energia. Insieme i due Paesi registrano il 55% dei decessi nel mondo.
"L'inquinamento atmosferico è il quarto fattore di rischio a livello globale per le morti, e di gran lunga il principale fattore di rischio ambientale per le malattie", respiratorie ma anche cardiache, spiegano gli esperti. "Ridurre questo inquinamento è un modo estremamente efficace per migliorare la salute di una popolazione". Facile a dirsi, meno da mettere in pratica. L'accordo di Parigi ha visto tutti gli Stati impegnarsi per ridurre le emissioni di gas serra e contrastare gli effetti del cambiamento climatico, facendo tirare un sospiro di sollievo ai nostri polmoni. Ma i target fissati, secondo i ricercatori, non bastano. Nei prossimi due decenni il numero di vittime dello smog è destinato ad aumentare, a meno che non vengano messe in atto azioni più stringenti sul taglio della CO2.
In Cina, anche qualora i provvedimenti fossero realizzati, le polveri sottili nel 2030 uccideranno tra 990mila e 1,3 milioni di persone. Pechino, come Shanghai e le altre metropoli cinesi, è avvolta da una coltre di smog da codice rosso, che ha portato a provvedimenti drastici come la chiusura delle scuole e delle fabbriche.
A Nuova Delhi, che l'Organizzazione mondiale della sanità ha incoronato città più inquinata al mondo, le autorità hanno previsto nuove ondate di targhe alterne. Misure d'emergenza, ma non risolutive. "C'è un bisogno urgente di strategie ancora più aggressive", sottolineano gli scienziati, o il bilancio delle vittime continuerà a salire.