Lo studio dell'European Enviromental Bureau "conferma l'impatto negativo per l'ambiente e la salute dall'impiego della biomassa legnosa nei piccoli impianti di riscaldamento a uso domestico" commenta Andrea Arzà, presidente di Assogasliquidi-Federchimica secondo cui va eliminata "ogni forma di incentivo collegato all'impiego di biomassa legnosa nei piccoli impianti domestici". Per Arzà "non è più procrastinabile che anche il nostro Governo e il nostro Parlamento prendano definitivamente consapevolezza che dal punto di vista sanitario e ambientale la migliore soluzione è il phase out dei piccoli impianti alimentati a biomassa e impiegati nel settore del riscaldamento domestico". I risultati dello studio, continua Arzà, suggeriscono "l'introduzione di specifici divieti di utilizzo degli stessi quando l'abitazione è comunque servita o servibile da un impianto a gas".
A tale proposito, prosegue il presidente di Assogasliquidi, "oltre alla revisione di tutti i provvedimenti incentivanti fin qui approvati, risulta fondamentale che nell'attuale schema di recepimento della Direttiva sulle fonti rinnovabili venga eliminata la possibilità di incentivare ulteriormente l'installazione di apparecchi a biomassa, a prescindere dal grado di sviluppo tecnologico, e soprattutto qualora l'intervento avvenisse in sostituzione di impianti alimentati con prodotti ambientalmente più virtuosi, come il gas. Ogni diverso approccio, oltre a non essere supportato da alcuna evidenza tecnica, continuerebbe ad esporre i nostri cittadini ai rischi anche sanitari collegati all'inquinamento atmosferico derivante dall'impiego di biomasse legnose" conclude.
Lo studio di Eeb, spiega Assogasliquidi-Federchimica in una nota, "stima anche il costo sanitario derivante dall'impiego delle diverse soluzioni energetiche per il riscaldamento domestico: il costo sanitario connesso all'utilizzo della legna è pari infatti a 18,9 €/Gigajoule (Gj) a fronte di 0,7 €/Gj imputabili all'uso delle apparecchiature a gas". (ANSA).