In base alle ''stime fatte i rifugiati ambientali potrebbero essere 250 milioni nei prossimi decenni''. E questa situazione ''richiede da parte nostra un impegno morale ed etico, non è solo una questione economica o di soldi''. La pensa così il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti che parla a margine dell'apertura del meeting internazionale 'Giustizia ambientale e cambiamenti climatici' - promosso dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile con il patrocinio del Pontificio consiglio della Giustizia e della pace e del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari, in collaborazione con Poste italiane - in corso all'Istituto Patristico Augustinianum a Roma. In vista del vertice Onu sul clima a Parigi di fine anno, domani politici, tra cui Segolene Royal, ed esperti del settore saranno in udienza dal Papa; al proposito Galletti fa presente che dal pontefice si andrà con la convinzione che ''un impegno morale'' come indicato nella sua Enciclica è ''la strada da percorrere''. ''Il vertice di Parigi non è importante, è essenziale - osserva Galletti a margine del convegno - abbiamo problemi che possiamo risolvere solo tutti i Paesi insieme. La CO2 non ha confini, riguarda tutto il mondo. A Parigi dobbiamo arrivare ad un accordo globale in cui ognuno deve essere pronto ad assumersi le sue responsabilità. E Italia e Europa sono pronti a farlo'' avendo raggiunto un accordo che prevede una riduzione di almeno il 40% di CO2. ''Usa e Cina dovrebbero pensare che quello dei cambiamenti climatici - prosegue Galletti - non è solo un tema economico ma che si tratta di un tema integrato che ha un aspetti sociali e ambientali. Non si risolve solo con i soldi ma con un impegno morale ed etico, come ha detto il Papa''. ''Mancano tre mesi alla Conferenza mondiale delle Nazioni Unite a Parigi - rileva il ministro - e il presidente Hollande ha rimarcato la sua preoccupazione; questo ci impone uno sforzo eccezionale. Parigi non può essere un fallimento. Non possiamo pensare che tanto andiamo li' e poi ci mettiamo d'accordo. A Parigi serve un accordo ambizioso e all'altezza del problema che abbiamo. Il nostro Paese va li' con questo spirito, sapendo che, insieme con l'Europa, abbiamo responsabilità storiche e che dobbiamo contribuire più di altri alle soluzioni''. Ma il ministro è chiaro sulla strada ''giusta'' da seguire: ''L'Enciclica del Papa ci da' un messaggio su quello che dobbiamo fare, su un approccio integrato''.