(dell'inviato Michele Esposito)
Fumata nera per la riforma del sistema Ets, luce verde per lo stop alla vendita di auto inquinanti dal 2035, allarme rosso per la maggioranza Ursula.
Quella sugli otto capitoli del pacchetto clima - il cosiddetto Fit for 55 - è stata una battaglia come non se ne vedevano da tempo a Strasburgo, con la spaccatura tra Ppe e Socialisti & Democratici a simboleggiare il caos. La Commissione guidata da Ursula von der Leyen, prima promotrice del Fit for 55, non potrà non tenerne conto. Ma anche in Italia lo scontro sull'ambiente allunga le sue propaggini decretando una nuova spaccatura all'interno della maggioranza di governo e confermando le tante crepe nel centrodestra.
La bagarre ha preso il via poco prima di pranzo. In aula approdava la riforma dell'Ets (il sistema di scambio per le quote di emissione) che include anche il contestato Ets II, con il quale l'obiettivo era tassare la CO2 emessa da trasporti su gomma e caldaie, anche domestici. Il voto era previsto in bilico ma a far deflagrare tutto è stato il timing dell'eliminazione delle quote di emissioni gratuite di cui, attualmente, beneficia la grande industria europea. S&d e i liberali di Renew puntavano al range 2026-32, il Ppe, appoggiato da Ecr, proponeva il 2028-34. A passare, in aula, è stato proprio l'emendamento dei Popolari. Ma, a quel punto, i Socialisti hanno deciso di bloccare l'intera riforma. "Si sono alleati con l'estrema destra, con Adf e Le Pen, per i loro capricci", ha tuonato il vicepresidente del Ppe Antonio Tajani dopo la bocciatura del capitolo Ets.
Sulla riforma del mercato delle emissioni i partiti della maggioranza Draghi sono andati in ordine sparso. La Lega ha votato contro, FI a favore, M5S si è astenuto. Gran parte della delegazione Dem sul testo finale si è astenuta, in quattro si sono spinti al voto contrario. Due eurodeputati - Paolo De Castro e Giuseppe Ferrandino - avevano invece detto sì all'emendamento del Ppe. Sul voto finale sulla riforma "la posizione del Pd è stata netta: assieme al M5S, alla sinistra e ai Verdi abbiamo preso una votazione di 'non voto'", ha spiegato il capodelegazione Dem Brando Benifei. "Per Letta una figuraccia, il Pd affossa uno dei provvedimenti principali", ha attaccato la leader di Fdi Giorgia Meloni. "Il Pd ha votato come le destre", ha incalzato Carlo Calenda di Azione.
Ma è sullo stop alle auto inquinanti dal 2035 che S&d si è preso una rivincita. L'emendamento del Ppe che riduceva al 90% del totale delle emissioni lo stop ai veicoli a benzina, diesel e gpl è stato bocciato. Su quell'emendamento i Popolari - di cui sono espressione la presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola e von der Leyen - erano stati chiari: con una bocciatura non avrebbero votato l'intero capitolo auto. Ma alla fine, a prevalere, è stato il fronte formato da S&d, Renew e Greens, con il sostegno del M5S. "Sulle auto la destra si è ricompattata ma ha perso la battaglia", ha esultato il Pd. "Oggi abbiamo scoperto che i Dem sono contro i lavoratori", ha sottolineato Tajani riassumendo l'ira del Ppe. Mentre per Matteo Salvini lo stop alle auto inquinanti "è' una follia assoluta, un regalo alla Cina e un disastro per i lavoratori". Unico punto sul quale, trasversalmente, le delegazioni italiane si sono compattate è stato l'emendamento 'salva Motor Valley', che sugli standard di emissione prolunga le deroghe per i piccoli produttori.
Di certo, i voti della Plenaria di Strasburgo non chiudono la questione ambientale. I capitoli Ets, Fondo Sociale per il Clima e carbon tax alle frontiere tornano in commissione Ambiente mentre quelli approvati saranno oggetto dei negoziati del trilogo tra Parlamento, Consiglio e Commissione. Ma i voti di oggi rischiano di delineare anche una fase ben più caotica per il Parlamento Ue. La maggioranza Ursula non è salda come un tempo. La crescita dei liberali e le ultime sconfitte nei Paesi membri del Ppe si stanno facendo sentire. "La maggioranza formata da S&d e dai liberali a guida macroniana ha ottenuto un risultato netto", ha osservato Benifei. Su dossier come il RepowerEu o la tassonomia, a Strasburgo, già si preannuncia tempesta.