"La vita prospera nelle zone umide": è lo slogan della campagna 2020 lanciata in occasione della Giornata Mondiale delle Zone umide che ricorre domenica 2 febbraio. Ma questi specchi d'acqua naturali o artificiali, preziosi per la difesa di biodiversità e per mitigare i cambiamenti climatici, fulcro di importanti rotte migratorie e che forniscono alimenti alla popolazione mondiale, sono a rischio. Nell'arco di un decennio potremmo dire addio a un milione di specie animali e vegetali.
Lo afferma Legambiente che ha elaborato un focus sull'argomento e per il prossimo week end ha organizzato oltre una trentina di iniziative, tra visite guidate, birdwatching e convegni, da Nord a Sud, per sensibilizzare sul ruolo di paludi, acquitrini e torbiere. Il responsabile nazionale Aree Protette e Biodiversità di Legambiente, Antonio Nicoletti, nel rilevare che il 2020 "sarà un anno cruciale per il raggiungimento degli obiettivi sulla tutela della biodiversità e per salvaguardare queste zone oggi in pericolo" e valorizzarle, lancia la proposta di "prevedere una maggiore sinergia tra Direttive europee Acque, Habitat e Uccelli".
Legambiente ricorda che "secondo la lista stilata dalla Convezione di Ramsar del 1971, sono oltre 220 milioni gli ettari coperti dalle zone umide nel mondo, rifugio per volatili, piante, mammiferi, anfibi, pesci e invertebrati. Di questi, 82.331 ettari (circa 15.000 con superficie agricola) si trovano in Italia, Paese che conta 65 siti Ramsar e, in totale, 1.520 zone umide secondo l'inventario del Pmwi (il Pan Mediterranean Wetland Inventory di Med Wet). L'Italia vanta, inoltre, la più grande biodiversità d'Europa, ospitando il 37% della fauna euro mediterranea.