BOLOGNA - Inserire la transizione alla "green economy" fra le priorità dell'agenda parlamentare e di governo, fare della sfida climatica l'occasione per rinnovare il sistema energetico, rilanciando le rinnovabili e l'efficienza e puntare sull'economia circolare per superare il modello lineare di spreco e alto consumo di risorse. Sono queste le prime tre proposte del 'Programma per la transizione alla green economy', decalogo elaborato dal Consiglio Nazionale della Green Economy - formato da 66 organizzazioni di imprese della green economy italiana - e sottoposto all'attenzione dei politici nella giornata inaugurale degli Stati Generali della Green Economy in corso a Rimini all'interno di Ecomondo.
"La consapevolezza delle sfide della nostra epoca, l'importanza decisiva della transizione alla green economy per affrontarle e l'impegno per le misure per attuarle devono essere - ha detto Edo Ronchi, del Consiglio Nazionale della Green Economy, che organizza gli Stati Generali con il supporto della Fondazione Sviluppo sostenibile - criteri fondamentali per valutare le proposte politiche e valutare se siano all'altezza dei tempi o inadeguate". Le altre proposte puntano ad attivare un Piano nazionale per la rigenerazione urbana, un cambio di rotta per la mobilità urbana e uno sviluppo per l'agricoltura sostenibile. Oltre a questo si punta alla promozione della qualità ecologica come fattore decisivo per il successo delle imprese italiane, alla tutela e valorizzazione del capitale naturale e dei servizi eco-sistemici come asset per la qualità del benessere e il futuro dell'economia, a investire nella gestione delle acque per assicurare una risorsa strategica, eliminare gli sprechi e ridurre i rischi di alluvioni e, infine, a rendere più efficaci le politiche pubbliche.
Le proposte in arrivo dagli Stati Generali di Rimini, arrivano in un momento in cui - paradossalmente - in Italia rallentano le politiche per il clima. Gli investimenti nelle rinnovabili sono infatti dimezzati negli ultimi 4 anni: da 3,6 miliardi nel 2013 a soli 1,7 miliardi nel 2016. Nei primi 8 mesi del 2017 la produzione di elettricità da fonti rinnovabili è scesa ancora del 5% rispetto al 2016. Le emissioni specifiche di CO2 per KWh, dopo essere calate per molti anni, hanno ripreso a crescere.
La proposta che arriva da Rimini chiede di definire un quadro strategico a medio e lungo termine chiaro e coerente, con l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 50% entro il 2030 e di oltre l'80% al 2050 rispetto al 1990. L'Italia è infatti uno dei Paesi europei più esposti ai rischi del cambiamento climatico e ha un interesse strategico alla riduzione della dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili. Nonostante questo, nel 2015 le emissioni di gas serra sono aumentate del +2,8% e per il 2016 non ci sono ancora dati definitivi ma stime di un lieve calo.
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