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Zoomlion, colosso costruzioni ma ora cambia pelle

Gigante che genera miliardi all'anno, ora punta sull'ambiente

Redazione ANSA

Un colosso da 4 miliardi di fatturato e una capitalizzazione alla Borsa di Shenzhen di quasi 3 miliardi. E' Zoomlion, holding industriale cinese specializzata nella produzione di macchine da costruzioni, fondata dal suo numero uno, Zhan Chunxin.

Insomma, un gigante dell'industria che, nonostante la crisi in atto in Cina, continua a credere nello sviluppo internazionale e nelle acquisizioni, come dimostra l'operazione con Ladurner, società di engineering trasformatasi in costruttore di impianti per la produzione di combustibili da rifiuti.

Il gruppo cinese, nato nel 1992, in Italia è passato agli onori della cronaca nel 2008 quando Chunxin chiuse una delle più grandi acquisizioni di sempre nel Paese, rilevando per mezzo miliardo di euro la milanese Cifa, specializzata nella costruzione di macchinari per il calcestruzzo e il sollevamento.

E sebbene la crisi in Cina si faccia sentire anche sui conti di Zoomlion - a ottobre ha dovuto lanciare un 'profit warning' registrando una perdita di 70 milioni nei nove mesi per effetto della frenata dell'economia e degli investimenti pubblici verso il settore immobiliare -, il gruppo si conferma il più grande produttore di macchinari del Celeste impero e il sesto al mondo.

Adesso, quindi, proprio per far fronte alla caduta dei ricavi degli ultimi anni, Zoomlion sta diversificando il business, puntando su due nuovi mercati, quello dei macchinari agricoli (visto che l'agricoltura in Cina è ancora a bassa industrializzazione) e dell'ambiente. Non a caso è arrivato quindi l'acquisto di Ladurner, azienda di Bolzano che fino ad oggi faceva capo all'omonima famiglia (al 56%) e a diversi azionisti come Igi sgr dei Cirla e la Finanziaria trentina, guidata dall'ex Ad della Banca commerciale, Lino Benassi, che ha come soci le maggiori famiglie della zona, tra cui i Lunelli della Ferrari (vini) e i Marangoni. Con questa operazione Zoomlion diventerà socio di controllo dell'azienda (al 57%), al fianco del fondo di private equity, Mandarin Capital Partners (18%), specializzato nel creare collegamenti tra aziende europee e partner cinesi. La famiglia manterrà una partecipazione di minoranza (25%).

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