“Un buon caffè parte subito dalla materia prima, dall’idea che si vada nei luoghi specifici e si acquisti il migliore tra tutte le varie produzioni specifiche delle zone. Questo è già fondamentale, poi avviene la tostatura, cioè la lavorazione. Ma la tostatura non deve essere al servizio della cremosità del caffè, dell’estetica. Deve essere al servizio dell’etica del caffè stesso. Quindi una tostatura leggera che ti permetta di esprimere la provenienza del caffè stesso. Quindi questa qualità al palato”. Risponde così, chef Massimo Bottura, a chi gli chiede di descrivere la propria tazzina di caffè, ora che, entrando a far parte del progetto ‘Chef Ambassador di Illycaffè’, realizzerà il suo caffè ‘su misura’ per Illycaffè.
“Faccio sempre questo esempio: tutti noi - aggiunge lo chef stellato modenese - siamo tanto nostalgici del caffè italiano, però molto spesso al bar quando bevi il goccio d’acqua che pulisce e libera da questa patina di nostalgia ti ritrovi al palato una tostatura in eccesso e tante volte anche una bruciatura in eccesso. Questa è una cosa che io noto spesso, perché è il mio lavoro. Quando io invece ho un Guatemala che mi lascia al palato questo senso di nocciola, di note di cioccolata con un po’ di frutta rossa, ecco quello per me è già il punto in cui dico: questo è un grande caffè. Naturalmente c’è chi te lo prepara e la macchina che viene utilizzata: sono cose molto importanti, ma la materia prima è fondamentale”, conclude Bottura.
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Illycaffè