Prima una visita di due ore nel cantiere, poi un salto nell'aula "dove facevamo occupazione negli anni '60": l'ex alunno Renzo Piano arriva con ancora in mano il caschetto protettivo alla presentazione del futuro campus di architettura del Politecnico di Milano, da lui ideato.
Per mettere ordine nel campus, l'architetto - laureato nel 1964 - ha pensato a un'"opera di rammendo" perché "dobbiamo - dice - cucire le città e gli spazi comuni: la connessione è segno di civiltà, la trasformazione è il modo in cui le città si rinnovano e diventano più belle nel senso nobile del termine".
"Spendere due ore in un cantiere è magia pura perché sono una speranza per il futuro, io - racconta - sono cresciuto andando in cantiere e trovo che siano una promessa di felicità, perché costruire è un gesto di solidarietà, di pace".
In questo pensiero c'è la continuità con il Renzo Piano che negli anni Sessanta frequentava il Politecnico: "le occupazioni - ricorda - non mi mancano, anche se furono un momento magico all'inizio degli anni Sessanta. Io mi vanto sempre, visto che ora vivo a Parigi, che il maggio del '68 noi ce lo siamo fatto nel 1963/64, ed erano anni straordinari, anni di libertà, di promesse e anche di trasformazione dell'università. Nasceva l'ansia del sociale, nasceva nei giovani l'ansia del sociale. Bisogna sapere costruire, ma anche mettere in conto che si costruisce per cosa? Per la comunità, per la gente. In questo senso era un'attività nobilmente politica, nel senso nobile della parola". "Non mi manca, ma la vado a cercare in giro per il mondo, in questo momento - racconta il senatore a vita - stiamo costruendo un ospedale pediatrico in Africa, con Emergency in Uganda, un museo a Istanbul, un grande parco ecologico a Beirut... Ma lo trovo anche a Milano con questo progetto del Politecnico, anche in senso politico, nel senso bello della politica".
In questo progetto, curato dallo studio Odb-Ottavio Di Blasi & Partners e che prevede un investimento di oltre 40 milioni di euro, si realizza anche un antico desiderio di Piano: "ho sempre avuto la mania di portare gli alberi a Milano e non ci sono mai riuscito, questa volta - si rallegra - ne pianteremo 100". Il giardino da 8000 mq è il cuore del progetto che prevede un nuovo laboratorio modelli da 750 mq e 4 aule studio che affiancheranno gli edifici Trifoglio e Nave, progettati da Giò Ponti e ora ristrutturati. Finiti i lavori di demolizione, che erano iniziati nell'agosto 2018, ora parte la costruzione, che dovrebbe terminare nella primavera del 2020. "Per ridurre i costi a bilancio dell'ateneo - spiega il rettore Ferruccio Resta - e su suggerimento di Renzo Piano, in analogia a quanto fatto alla Columbia University di New York", il PoliMi lancia una campagna di fundraising - attiva fino a fine lavori - cui hanno già contribuito Regione Lombardia con 5 milioni di euro e Fondazione Cariplo con 550mila, ma anche 227 cittadini che hanno donato oltre mezzo milione di euro