"Chi ha fatto i miei vestiti?" è la domanda cui sono tutti invitati a rispondere dalla campagna internazionale Fashion Revolution Day, che - in occasione dell'anniversario della strage di Rana Plaza a Dhaka, in Bangladesh, dove nel 2013 hanno perso la vita 1133 operai del tessile - invita a indossare gli abiti al contrario, con l'etichetta in vista, fotografarsi e condividere le foto attraverso i social media con l'hashtag #whomademyclothes, inviandole anche ai grandi marchi della moda e condividendo le loro risposte. Secondo i promotori, l'anno scorso decine di migliaia di persone in tutto il mondo hanno aderito alla manifestazione, che mira a promuovere una maggiore consapevolezza di tutto quello che c'è dietro ai vestiti.
Nata in Gran Bretagna da un'idea di Carry Somers, pioniera del fair trade, la campagna Fashion Revolution Day è coordinata in Italia dalla stilista Marina Spadafora, e sostenuta da Altromercato insieme alle Botteghe del Mondo. "Fashion Revolution Day vuole essere il primo passo per la presa di coscienza di ciò che significa acquistare un capo d'abbigliamento, verso un futuro più etico e sostenibile per l'industria della moda, nel rispetto delle persone e dell'ambiente - commenta Marina Spadafora - Scegliere cosa acquistiamo può creare il mondo che vogliamo: ognuno di noi ha il potere di cambiare le cose per il meglio e ogni momento è buono per iniziare a farlo"