E' un invito a "tornare sui banchi di scuola per imparare nuovi modi di essere maschi" la collezione disegnata da Alessandro Michele per Gucci, che chiude le passerelle maschili con un manifesto contro la mascolinità tossica che "é pericolosa - sottolinea - sia per gli uomini che per le donne, perché gli uomini ne sono schiavi e le donne la subiscono". Fin dall'invito, simile a quelli delle feste dei bambini, con 'Ale' che invita al rave del suo quinto compleanno (tanto è passato da quando ha rivoluzionato il mondo della moda come direttore creativo di Gucci), si era intuito che lo show sarebbe stato un ritorno all'infanzia. Ritmato da un enorme pendolo (Foucault, un'altra delle passioni del designer) al centro della sala, il viaggio nel tempo si dipana tra pantaloni corti, grembiulini, magliette in taglie da bambino e scarpette con gli occhietti. E poi T-shirt in collaborazione con Richard Hell che sovrappongono le parole 'Impazienza' e 'Impotenza' e piumini floreali nati dall'incontro con il grande magazzino Liberty of London, il cui nome viene ripreso anche sulle borse stampate, da alternare a quelle a tracolla rubate alla mamma, portate con i jeans usurati e le camicie lunghe come caftani o in una taglia da bambino. E poi i calzini ricamati bianchi, tormento di tutti i piccoli di un tempo, i bermuda e i pullover in angora pastello con il gattino o il pulcino, il bauletto della merenda, il pantalone di velluto e la marsina, la collana di cristalli sopra al loden e il pantalone di broccato. Quanto di più lontano ci possa essere dall'idea dell'uomo che non deve chiedere mai, ed è proprio questo il punto, che Michele affronta in maniera meno istintiva degli inizi, quando con la sua moda ha rotto i limiti dell'identità di genere. Oggi, a 5 anni di distanza, ha sentito il bisogno di una riflessione sul mondo maschile, stampata sulla cartella stampa, a metà tra tema scolastico e manifesto, che accompagna la collezione. "Vorrei chiarire - è la premessa - che non è una narrazione che esclude la mascolinità mainstream, ma è un raccontare la complessità dell'essere uomo non per forza come sei stato raccontato crescendo". Se a maschi e femmine, con l'età, è stato detto 'i maschi non piangono, le femmine non fanno la lotta' lui per rompere le catene ha "immaginato di tornare un po' bambino, quando ci viene permesso di essere liberi, meno etichettati".
Tornare indietro è "un modo per dire 'proviamo a fare qualcosa di diverso'". Se "all'asilo eravamo tutti uguali e a tutti era permesso nell'infanzia fare diversamente", questa collezione per Michele "è un inno al romanticismo e al sesso maschile capace di tante cose, anche di revisionare ciò che gli è stato insegnato. Ed è anche - aggiunge - ciò che si aspettano le donne". E cosa c'è di più forte, per togliere all'uomo la patina del macho, che riportarlo all'infanzia in cui "c'è una bellezza, una delicatezza, un romanticismo pazzesco"?. Ecco perché "reimparare un modo diverso di essere maschi è qualcosa non solo di realmente utile, ma di veramente bello". A chi gli chiede se la mascolinità tossica sia prettamente italiana, Michele risponde che "sicuramente il cattolicesimo è un grande limite e i ruoli interessano la politica, perché se si sciolgono diventa difficile governare". Ma poi ci tiene a dire che lui non è "un sociologo, ma un impiccione delle cose che succedono". "Mi pare solo - riflette - che da piccoli arrivi un momento in cui ci dicono cosa fare e ci si sente sbagliati a voler fare delle cose diversamente. Ma se gli uomini dialogassero con la loro parte femminile sarebbe più facile per loro e per le donne. Questi uomini ci sono, sono più affascinanti e sono tantissimi, io non voglio distruggere il mondo degli uomini, ma ampliarlo". Così la sfilata, con tutte le mises dei bambini di un tempo e le pettinature rockabilly, "era un modo per dire 'siate romantici e attenti a ciò che succede nelle vostre teste'". In questo passaggio, gli viene fatto notare, la sua moda forse ha abbassato i toni, è meno massimalista e più romantica: "mi prendo dei gravi rischi, ma preferisco - commenta - perdere da scommettitore".