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Moda

Dieci anni senza il genio Alexander McQueen, resta la leggenda

Harriet Verney racconta stilista e le sue sfilate trasgressive

 © ANSA
  • di Patrizia Vacalebri
  • ROMA
  • 26 febbraio 2020
  • 13:42

Avrebbe compiuto 51 anni il prossimo 17 marzo, Alexander McQueen, lo stilista britannico scomparso l'11 febbraio di dieci anni fa, nel 2010. Troppo presto per non lasciare un grande vuoto in tutti coloro che lo amavano e che ne apprezzavano il genio creativo. Lui, figlio di un tassista nato a Lewisham, in Gran Bretagna, divenuto presto uno stilista iconico. "Una leggenda" come lo definisce in un'intervista, una sua stretta collaboratrice Harriet Verney, oggi editor di Love Magazine, che ha selezionato personalmente alcuni capi storici d'archivio di Alexander McQueen per un omaggio allo stilista sul portale di alta moda di seconda mano Vestiaire Collective. Tra i capi iconici mostrati troviamo: The Tiger Dress, indossato da Stella Tennant nella sfilata The Hunger (Spring 96), The Wool Dress, che è il look 17 della sfilata "The Overlook" del 1999, collezione poetica ispirata dal film The Shining. Presenti anche i Bumpster Trouser della prima collezione post-laurea nel 1993, in seguito indossati da Madonna, che lanciano la tendenza dei jeans a vita bassa negli anni '90. "Ho lavorato con Alexander come apprendista all'età di 16 anni- ricorda la Verney - . Aveva un'abilità e un talento per gli abiti sorprendenti. Sapeva uscire dagli schemi e lo ha fatto non solo con il suo approccio al design e all'alta sartorialità, ma anche all'abbigliamento femminile in generale, vestendo le donne con un approccio inedito. La sua rivoluzione è stata necessaria nel settore. Ha scosso dall'interno un mondo che aveva bisogno di un terremoto". Verney ricorda alcuni momenti più iconici delle sue sfilate. "Credo che la collezione The Birds del '95 abbia attirato l'attenzione del mondo. Senza contare la creazione dei guardaroba per i tour di Bowie e Bjork. La sfilata The Birds, con bellissimi pezzi creati per ondeggiare come volatili, ha convinto tutti i top editor dell'epoca a scapicollarsi fino a Christ Church a Spitalfields (East London) per vedere lo show. Tutti morivano dalla voglia di vedere la collezione. Credo che con Highland Rape abbia portato per la prima volta le persone a farsi delle domande, chiedendosi perché un uomo stava disegnando queste collezioni per le donne. Poi penso a "La Poupée" che ci ha scioccati nel profondo, fino alla collaborazione con Givenchy che lo portò verso nuove dimensioni".
McQueen è stato un designer che ha lasciato un'impronta indelebile nella moda. "Credo che abbia infuso coraggio in una nuova generazione - sostiene Verney - scuotendo la vecchia guardia in un modo impagabile. Il suo modo di fare business e il suo approccio al design hanno spianato la strada per le nuove generazioni, incoraggiandole a innovare invece di seguire una strada fissa che impone come diventare stilisti. Ha davvero rivoluzionato questa formula. Penso a stilisti come Christopher Kane, Richard Quinn, Matty Bovan, Gareth Writer, Duran Lantink e MowaLola che ancora oggi condividono il suo pensiero". McQueen lascia la scuola all'età di 16 anni e comincia a lavorare a Savile Row, per Gieves & Hawkes e per i celebri costumisti teatrali Berman & Nathans. A 20 anni si trasferisce a Milano per lavorare per Romeo Gigli. Nel '92 torna a Londra per completare la propria formazione alla Saint Martin's School of Art. Nel '96 viene assunto come direttore creativo di Givenchy al posto di John Galliano, dove rimarrà fino al 2001, anno in cui abbandonerà la maison definendola costrittiva per la propria creatività. In questo periodo McQueen fa conoscere il proprio nome nella scena dell'alta moda con sfilate trasgressive, al punto di essere definito "hooligan della moda". Nel '99, a Londra, firma una sfilata dove la modella Aimee Mullins, amputata delle gambe, a grandi passi attraversa la passerella su protesi in legno, mentre dei robot spruzzavano vernice su abiti di cotone bianco. Dal 2001 entra a far parte del gruppo Gucci espandendo la propria produzione, aprendo nuove boutique a Londra, Milano e NY e lanciando sul mercato il profumo Kingdom. Nel 2003 collabora con Puma per la realizzazione di una linea di sneaker. Nel 2010 la sua ultima leggendaria collezione: Plato's Atlantis definita come una delle sue migliori, punto di svolta per il futuro.

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