A uno dei tanti eventi nella Milano fashion di inizio anni '90, a Palazzo Reale, transenne, folla e curiosi, un buttafuori lo bloccò sulle scalinate perché non aveva l'invito. "Ma io sono il presidente della Camera della Moda..", provò a dire gentilmente. "Sì, e io sono l'imperatore del Giappone", lo schernì il giovane che non lo aveva riconosciuto. Qualcun altro al posto suo avrebbe fatto chissà che sceneggiata. Ma non Beppe Modenese. Con la sua innata signorilità, alto, sobrio nei gesti, i vestiti su misura, i famosi calzini rossi, si allontanò per tornare poco dopo munito del pass necessario. Era così il grande ambasciatore, o primo ministro, della moda italiana, definizioni che si era conquistato negli anni, morto ieri. Il suo funerale si svolgerà a Milano il 25 novembre, il giorno prima del suo 91/o compleanno.
Imprenditore, manager, esperto nella comunicazione, ebbe un ruolo fondamentale nell'alleanza di successo tra il settore dell'industria e quello dello stile, contribuendo alla nascita nel 1958 della Camera Nazionale della Moda, di cui poi diventò presidente (e tuttora ricopriva il ruolo di presidente onorario). Sotto di lui l'associazione, nata per disciplinare, coordinare e promuovere lo sviluppo della moda italiana, ha avuto un ruolo fondamentale per completare la trasformazione del settore in uno dei comparti trainanti del made in Italy. Ma la sua grande impresa è stata aver portato la moda a Milano, lanciando il capoluogo lombardo come capitale mondiale del fashion alla fine degli anni '70. Prima di allora moda in Italia voleva dire Firenze e Roma. "Non fu uno strappo indolore, fu un periodo lacerante, con molte resistenze - ricorda Paola Berti, storica giornalista di moda -. Solo una persona garbata, ma decisa, corretta, seria, suadente, mai una parola brusca, che sapeva parlare con gli stranieri, solo uno come Beppe avrebbe potuto riuscirci".
Nel 1978 creò la prima rassegna del pret-a-porter Modit (che poi diventò Momi-Milano Collezioni) con tutte le sfilate riunite in Fiera. Milano entrava così nell'olimpo delle fashion week. "E gli stilisti non sono soggetti facile da 'intruppare' - dice Berti - ma lui riusciva a mitigare invidie e gelosie, senza scontentare nessuno, un vero deus ex machina". Tra gli stilisti aveva un rapporto particolare di amicizia con Laura Biagiotti, con la quale aveva sviluppato diversi progetti coinvolgendo anche il suo amico e compagno fedele, l'architetto Piero Pinto, morto due anni fa. Una vita riservata la loro, pur animando con feste, cene, eventi, tante serate milanesi, a casa di Beppe che, originario di Alba, viveva in uno splendido attico nel cuore di Milano.
La notizia della morte di Modenese si è diffusa sui social molto in fretta e sono decine i ricordi e le testimonianze con cui in tanti lo hanno voluto omaggiare. Come quello di Matteo Renzi. "Quanto la moda sia fondamentale per economia e cultura italiane lo dimostrano decine di migliaia di lavoratori. Ma la sua importanza me l'ha insegnata 15 anni fa un gentiluomo, primo ministro del fashion, il mio amico Beppe Modenese; ", ha scritto in un tweet il leader di Italia Viva. "Modenese ha contribuito come nessuno alla nascita del sistema moda italiano - ha dichiarato il presidente della Camera Nazionale della Moda Carlo Capasa, ricordando il suo predecessore - Oggi perdiamo una figura di riferimento ed un'icona". "L'impareggiabile eleganza, le superiori doti umane e intellettuali, il senso profondo dell'amicizia e della condivisione - ha aggiunto Lavinia Biagiotti - sono solo alcuni dei tratti che mi mancheranno di più". (ANSA).
Addio a Modenese, trasformò Milano in capitale moda
Promotore del made in Italy, lanciò Milano capitale del fashion

- di Marisa Alagia
- MILANO
- 23 novembre 2020
- 14:13