Ufficiale gentiluomo e grande viveur, Gianni Agnelli - di cui ricorre oggi 12 marzo il centenario della nascita - e' stato un emblema di stile, vero e proprio ambasciatore dell'eleganza italiana nel mondo. Con il piumino sopra il blazer, le camicie con il colletto 'button down' e le cravatte sventolate sopra il pullover. Oppure i maglioni a collo sciallato o a coste inglesi indossati allo stadio, gli scarponcini di camoscio anche per le occasioni formali e l'orologio rigorosamente sopra il polsino della camicia.
Un mito, celebrato persino da un quadro di Andy Warhol, che in tanti hanno cercato di imitare. Ma sempre senza riuscirci. L'Avvocato era l'Avvocato, una leggenda moderna, un uomo cui tutto era permesso. Non un figurino 'leccato', anzi, pareva odiasse l'eleganza troppo accurata. Eppure, faceva moda anche quando si presentava in pubblico con un vecchio cappotto grigio con la martingala, o quando indossava giacca e pantaloni scompaginati, di due abiti diversi ma simili. Nonchalance e understatement, piu' usciva dai canoni e piu' veniva considerato elegante.
Come quando a New York, nel 1992, durante una serata di gala organizzata dalla Fiat, si presento' con un abito di Caraceni, in pesante lana gessata, di quelle di una volta, forse tirato fuori dal guardaroba di quando era giovane, visto anche che non riusciva ad abbottonare la giacca. Il viso sempre abbronzato, anche quando il tempo inizio' a scolpirlo con profonde rughe, la sua disinvoltura seguiva comunque regole precise: mai calzini corti, ad esempio, mai scarpe a punta e capelli portati un po' lunghi anche quando tutti li avevano corti. Particolari che gli attribuivano un'aria al di sopra del tempo e delle mode, tanto che una settimana prima di morire - nonostante non si vedesse in giro ormai da parecchio - la rivista Vogue lo inseri' nella classifica dei 50 uomini piu' eleganti del mondo.
Per mezzo secolo, tutti coloro che si sono posti l'obiettivo di migliorare la propria immagine, di darsi un tono e acquisire una certa classe, hanno cercato di copiarlo in modo piu' o meno consapevole. Senza pero' sapere che molte sue abitudini avevano una ragione pratica: lo scarponcino alto, ad esempio, era diventato una necessita' per i problemi ortopedici causati da una rovinosa caduta dagli sci.
Snobismo, cultura cosmopolita, origini borghesi e grande stile, insomma. Un mix irresistibile a cui tutto era permesso. Anche apparire nudo sulla copertina di un settimanale, mentre si tuffa dalla sua barca. Guai, pero', a farsi vedere con gli occhiali da vista. D'accordo quelli da sole, ma gli altri mai, tanto che la traccia dei suoi discorsi veniva scritta a caratteri cubitali per consentirgli una lettura disinvolta. La 'spia', forse, della preoccupazione di conservare un'immagine sempre giovane ed efficiente a dispetto dell'eta' e della malattia. Per questo motivo, probabilmente, negli ultimi anni ha centellinato le uscite pubbliche. Quelle con il bastone a sorreggerlo. Non più giovane, ma allo stesso modo charmante.