Non solo una sfilata, ma un invito a recuperare la serenità che si è persa negli ultimi anni, quella "dolcezza nei rapporti" di cui tutti sentiamo il bisogno e che Giorgio Armani porta in passerella, facendo sfilare in chiusura dello show, sulle poetiche note di Ludovico Einaudi, cinque coppie di innamorati, che si abbracciano guardandosi teneramente negli occhi.
Chiudere lo show dedicato alla collezione uomo per il prossimo inverno con delle coppie, "è una scelta precisa - spiega lo stesso Armani subito dopo la sfilata - perché si parla di un uomo e di una donna che si vogliono bene, che si amano".
Come per la linea Emporio, il viaggio alla riscoperta della serenità, e quindi dell'eleganza, non poteva che partire da Milano, città che si svela piano, le cui bellezze spesso rimangono celate alla vista dietro i portoni dei palazzi signorili. Una città che corrisponde in pieno al celebre aforisma "L'eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare", che sintetizza al meglio l'Armani pensiero. "Torna Milano - spiega lui a proposito della nuova collezione - Mi piace pensare alla Milano dei vecchi palazzi, degli atri, dei giardini che si intravedono, mi piaceva riportare questa serenità. Quello che mi ispira nel mio lavoro è il mio ufficio, la mia zona, e credo che tutti abbiano bisogno di recuperare questo sentimento". Che nasce anche dall'osservanza di alcune regole: se "guardando foto dell'epoca di artisti e scrittori con giacche colorate",
Armani ha osato dei tocchi di rosso su giacche e giubbotti, così come ha scelto di fare indossare la cravatta un po' fuori dal blazer o di abbinare i nuovi pantaloni con i tasconi o la zip sul fondo al classico doppiopetto di velluto, anche con cappuccio sportivo incorporato, la sua "volontà di riprendere il classico in termini moderni" non fa sconti. Se in sfilata sono concessi i pelliccioni tigrati, "che davano un senso di divertimento", nella vita reale bisogna attenersi a certe regole: così, per esempio, chi si occupa di finanza deve avere "un look preciso, che rassicura. Mi fa schifo - dice - vedere uno con una camiciaccia che va a una riunione importante dove si decide il futuro della benzina. Il modo di vestire è uno solo e c'è poco da fare: se uno si siede a un tavolo importante deve essere importante l'abito che porta".
Poi, certo, non esistono solo le riunioni del Cda e le serate alla Scala, ma anche lo sport e il tempo libero, ma tutto si tiene insieme da Giorgio Armani, che questa volta immagina un uomo che esce da un atrio di marmi policromi, che "non comporta solo uno smoking nero, ma è un modo - dice - di vivere la casa come una volta, quando fuori c'erano i cavalli che aspettavano".
Un uomo di una bellezza "molto imbarazzante" scherza Armani, parlando dei modelli scelti per lo show e domandandosi: "a chi non piace il bello? Forzare sul brutto, forzare sullo strano non mi appartiene". Quello che è suo, invece, è la "volontà di far apparire in un modo un abito classico e di far apparire sportivo quello tradizionale, una volontà di riprendere il classico in termini moderni", raffinato esercizio di cui Armani è maestro e che questa volta ha declinato in una sinfonia materica di velluti, cashmere double e bouclé che richiamano la preziosità dei palazzi nobili della sua Milano.
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