Bebè in arrivo quando a casa c'è un gatto, i miti da sfatare e tanti consigli: Sabrina Giussani - medico veterinario esperto in comportamento animale - aiuta i lettori di Ansa Lifestyle sul rapporto tra gatti e bimbi. Fin dai primi mesi di gravidanza possiamo annunciare al gatto l’arrivo del neonato: la mamma, massaggiando la pancia, trasmetterà al piccolo felino la gioia provata. La comunicazione emozionale, infatti, è percepita con facilità dal nostro gatto. L’arrivo a casa e la conoscenza tra i piccoli di casa deve essere mediata dai genitori così che l’interazione inizi nel migliore dei modi. Il tema è stato al centro di aperi-cena felini al Crazy Cat Cafè di Milano, organizzati in collaborazione con Feliway.
Ecco un approfondimento in 5 capitoli sul tema bebè e gatto:
1. Cosa succede al gatto quando la padrona di casa (e del gatto) è incinta? In qualche modo avverte che qualcosa sta cambiando? Che tipo di reazione ci possiamo aspettare? Quanta verità c’è nel pericolo di malattie trasmissibili (toxo)?
Gli animali che vivono con noi sono in grado di percepire il cambiamento dell’odore legato agli ormoni che indicano la presenza di una gravidanza. Poiché il gatto si acciambella volentieri sull’addome dei proprietari, il piccolo felino percepisce fin da subito i movimenti del feto. Le emozioni positive (la gioia) trasmessa dalla gestante quando si accarezza l’addome, sono percepite dal gatto; dando un nome al nascituro/ a, legheremo emozioni positive al neonato così che all’arrivo a casa il gatto sarà facilitato nella conoscenza.
La toxoplasmosi è una malattia trasmissibile dal gatto attraverso le feci. Per evitare di contrarla è necessario effettuare un esame delle feci al gatto così che il parassita possa essere eliminato attraverso una terapia. La prevenzione della malattia consiste nel lavare accuratamente le mani dopo aver pulito la cassetta oppure usare i guanti. È necessario però evidenziare che in altri animali (bovino, cavallo e così via) il toxoplasma può incistarsi nella muscolatura. Ecco perché è necessario seguire il piano alimentare proposta dal Medico curante.
2. Sul rapporto tra gatti e bambini ci sono molti miti di felicità reciproca misti ad ansie, ad esempio per malattie. I gatti possono trasmettere virus, batteri, allergeni ai neonati? quali cautele adottare? Possono esistere rischi di comportamenti aggressivi o violenti verso il nuovo arrivato?
Le visite sanitarie periodiche presso il Medico Veterinario curante garantiscono lo stato di buona salute del gatto. Gli allergeni non sono costituiti tanto dal pelo o dalla saliva del gatto quanto da una proteina secreta dalle ghiandole sebacee della cute del gatto. È difficile sapere se il nascituro sarà o meno sensibile agli allergeni presenti nel mondo esterno all’utero. Recentemente per aiutare la cute del neonato ad adattarsi lentamente al nuovo ambiente di vita, non viene lavata dalle secrezioni vaginali e dal liquido amniotico. La “pellicola” formata da questi liquidi quando si seccano è come un “impermeabile” che permette alla cute del piccolo di mantenere una corretta idratazione.
Per favorire la conoscenza tra gatto e neonato è necessario lasciare all’animale i “propri” tempi. Alcuni piccoli felini saranno più timidi mentre altri più intraprendenti. È opportuno concedere al gatto di entrare nella culla, salire sul passeggino e sul fasciatoio nelle settimane che precedono il parto. Così facendo l’animale conoscerà i nuovi oggetti e rapidamente l’interesse per questi manufatti scemerà. Lasciare a disposizione cuccette e inserirne di nuove permetterà al gatto di sentirsi “soddisfatto”: il piccolo felino eviterà di occupare la nuova “cuccia grande”, cioè la culla del neonato.
Per favorire la nascita di una corretta relazione tra gatto e neonato consiglio di realizzare già durante la gravidanza una visita comportamentale presso un Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale. La visita permette di realizzare la valutazione del rischio di comparsa di un comportamento di aggressione e tracciare un progetto di intervento.
3. Come vede un gatto il nuovo arrivato?
Il neonato porta con sé l’odore e i feromoni della mamma. Il gatto “annusa”, più che “vede” il neonato come una “possibile parte” della famiglia. Per fare in modo che il gatto integri il bambino nel sistema famiglia è necessario che i due si conoscano con il passare del tempo.
4. Come creare i presupposti per una felice convivenza?
Per “partire” con il piede giusto è opportuno:
• Fin dai primi mesi di gravidanza, annunciare al gatto l’arrivo del neonato. Mamma può massaggiare la “pancia” e, rivolgendosi al gatto, spiegare che arriverà un piccolino. Le emozioni positive saranno lette dall’animale e “legate” al nascituro!
• Coinvolgere il gatto durante l’allestimento della cameretta del bambino e consentire all’animale l’ingresso alla stanza in libertà o quando Mamma e Papà sono presenti. Così facendo, la curiosità della “camera proibita” scemerà rapidamente
• Poiché numerosi gatti gradiscono riposare nella culla, è opportuno predisporre numerosi luoghi di riposo (cuccette, scatole di cartone, in bella vista o nascosti secondo le preferenze del gatto) nella cameretta così che l’animale possa acciambellarvisi con tranquillità!
• Mostrare al gatto, qualche settimana prima dell’arrivo del bambino la carrozzina sia immobile, collocata in differenti stanze dell’abitazione, sia in movimento all’interno delle mura domestiche. Così facendo, l’animale imparerà a non avere paura di quest’oggetto!
• Lasciare che il gatto si avvicini al bambino e lo annusi spontaneamente, senza forzarne l’interazione e il contatto. È opportuno evitare di alzare la voce (o gridare), sollevare e spostare rapidamente il bambino o voltarsi di scatto all’arrivo dell’animale per non preoccupare o spaventare il gatto!
• Limitare, durante i primi giorni dopo la dimissione, la presenza dei parenti a quelli maggiormente conosciuti dal gatto in modo che la famiglia possa “conoscersi” in tutta tranquillità!
• Coinvolgere il gatto (se questi lo desidera) nella cura del neonato chiamandolo quando il piccolo si sveglia, piange, è allattato, deve essere cambiato e così via. Inoltre, è opportuno interagire con l’animale (coccole, giochi, bocconcini) durante i periodi di veglia del neonato. All’arrivo di parenti e amici, questi saluteranno dapprima il gatto e solo in un secondo tempo il bambino. Così facendo, l’animale si sentirà parte del gruppo e integrerà rapidamente il nuovo arrivato nella famiglia
• Distogliere l’attenzione del neonato dal gatto fin dai primi giorni dopo l’arrivo a casa, coinvolgendo il bambino in altre attività spiegando che “Luna ha bisogno di fare la nanna” o “Luna sta mangiando”. Così facendo, quando il bimbo inizierà a gattonare, rispetterà anch’egli gli spazi dell’animale prevenendo la comparsa di eventuali comportamenti di aggressione difensiva!
• Mamma e Papà saranno, per il bambino, i modelli comportamentali d’interazione con l’animale (neuroni specchio, imitazione). È necessario, per esempio, coccolare il gatto evitando di accarezzarlo quando si trova nel luogo di riposo preferito. Così facendo, quando il bimbo inizierà a gattonare e a camminare rispetterà anch’egli gli spazi dell’animale prevenendo la comparsa di eventuali comportamenti di aggressione difensiva!
• È opportuno compiere i giochi che la famiglia interspecifica realizza abitualmente, preferendo quelli di calma ai giochi di eccitazione. Il Clinico deve suggerire con attenzione nuovi giochi poiché, ingaggiare un gatto nello svolgimento di un’attività a lui sconosciuta, non è di facile attuazione.
• Sorvegliare l’interazione tra gatto e bambino, evitando che rimangano soli in assenza di un adulto.
L’uso di feromoni, che trasmettono un naturale messaggio di tranquillità ai gatti, diffusi nell’ambiente domestico – che non sono percepiti dalle persone e nemmeno dai bebè – sono un valido aiuto nella fase del cambiamento, quindi da usare da poco prima del termine per il parto al periodo immediatamente successivo l’arrivo del piccolo di casa.