(di Graziella Marino)
ROMA - Lo scandalo Volkswagen delle emissioni truccate, oltre che modificare lo scenario mondiale dell'auto, potrebbe anche avere un impatto positivo sui consumatori che nei prossimi mesi potrebbero acquistare un'auto nuova a prezzi inferiori o comunque invariati. A farlo notare, in un'intervista all'ANSA, è Pietro Boggia, Principal Cunsultant automotive di Frost & Sullivan secondo cui, ''per non perdere la propria quota di mercato a vantaggio di altri costruttori, Volkswagen potrebbe dare il via ad una guerra dei prezzi che, coinvolgendo per forza di cose tutti i costruttori, favorirebbe a breve termine i consumatori''. ''Quello che nessun costruttore può permettersi, è di compromettere l'immagine del valore residuo del veicolo, soprattutto in un mercato dell'auto in cui la propensione all'acquisto delle nuove generazioni è in discesa. Quindi - precisa l'analista - a Volkswagen conviene perdere un po' di margine ma mantenere la quota di mercato. Certo questo avrà un impatto sul conto economico''.
Tutto questo accadrà nel breve-medio periodo. Mentre nel lungo periodo lo scandalo Volkswagen ''potrebbe dare il colpo di grazia alla tecnologia dei motori tradizionali, schiacciati dalle sempre più stringenti restrizioni sulle emissioni. E portare l'industria dell'auto a concentrarsi, per i nuovi modelli che arriveranno nel 2020, verso vetture elettrificate, ibride o elettriche pure''. E, secondo Boggia, ''Toyota, leader dell'ibrido, accrescerà ulteriormente il suo vantaggio competitivo'', mantenendo il primato mondiale tra i costruttori, mentre Volkswagen, dopo lo scandalo, probabilmente ''dovrà rivedere i suoi progetti di sorpasso''.
Tra i marchi premium, invece, ''Audi potrebbe perdere la sua leadership mentre - aggiunge l'analista - vedo bene Mercedes, che ha investito molto nell'innovazione tecnologica. Cosa che hanno fatto anche Volkswagen e Bmw che però hanno spinto molto sui volumi e un po' meno sulla qualità''. ''Tra i produttori di massa invece a guadagnare posizioni sarà il gruppo coreano Hyundai, ma comunque gli asiatici in generale. I costruttori americani, Gm, Ford e Chrysler compresa, non penso - afferma - che avranno contraccolpi o saranno coinvolti nello scandalo. Conoscono troppo bene ogni singola piega dei test sulle emissioni effettuati in Usa''. Riguardo all'elettrico puro, secondo Boggia ''la diffusione si svilupperà con i prossimi modelli e ci sarà un ruolo sempre più importante degli investitori privati nella creazione delle infrastrutture, attraverso la collaborazione con il pubblico o tramite consorzi tra singoli costruttori di auto''.