Dalla Topolino del 1947 fino alla 500 elettrica, attesa nel 2020. Sono milioni le vetture - alcune iconiche come la 500, la 600, la 127, la Uno e la Punto - realizzate a Mirafiori, lo stabilimento torinese simbolo della motorizzazione di massa degli italiani, che ha scandito i ritmi e il clima sociale dello sviluppo industriale del Paese. La fabbrica, costruita in soli due anni e mezzo, viene inaugurata da Benito Mussolini il 15 maggio 1939, davanti a cinquantamila persone. Voluta dal senatore Giovanni Agnelli per affiancare e poi prendere il posto dell'impianto del Lingotto, ormai obsoleto, nasce su progetto dell'architetto Vittorio Bonadè Bottino nell'area dove fino alla fine del XIX secolo sorgeva il castello di Miraflores, edificato dal duca Carlo Emanuele I di Savoia. Un'area, divisa in tenute agricole, in cui nel 1908 era stato realizzato il primo campo di aviazione italiano, l'aeroporto di Torino-Mirafiori. Alla sua nascita è una fabbrica imponente, la più avanzata del Paese. Quasi tre milioni di metri quadrati, 11 chilometri di linee ferroviarie interne e una pista di prova lunga due chilometri. Per anni è uno dei più grandi stabilimenti d'Europa. Da Mirafiori nel marzo 1943 parte la protesta degli scioperi contro il regime fascista: l'11 marzo di quell'anno 2.000 operai occupano il refettorio rifiutandosi di tornare al lavoro al termine della pausa mensa. Le agitazioni si estendono a macchia d'olio in tutto il Nord industriale. La progressiva contrazione dell'attività produttiva ha portato alla cessione, nel 2005, di una parte di Mirafiori, 300 mila metri quadrati, a una società partecipata dagli enti locali. Oggi, in attesa della 500 elettrica, si produce soltanto il suv Maserati Levante (una settantina al giorno, 9.000 da inizio anno). Nel 2018 sono state prodotte quasi 29 mila vetture (dati Fim-Cisl), il 40% in meno dell'anno prima. I dipendenti sono 3.200 in carrozzeria. Compresi enti centrali, meccaniche e presse si arriva a 12-13.000. "Mirafiori ha molta storia. Si potrebbe fare come a Detroit, dove lo stabilimento Ford di Dearborn, che prima della seconda guerra mondiale aveva più di 100.000 addetti e oggi ne ha 3.300 su 3 turni, è diventato in parte un museo. Le grandi fabbriche del passato possono servire a testimoniare la storia industriale", afferma lo storico Giuseppe Berta. "A Mirafiori si è cercato di salvare la produzione - osserva - ma è un'area troppo grande. La città deve porsi il problema di cosa fare. E' molto difficile immaginare oggi un futuro e un'area desertizzata può creare un danno a Torino".