L'espansione del coronavirus accentua la crisi del mercato auto in Giappone. Dopo la chiusura degli stabilimenti di produzione a livello globale si consolida il declino delle vendite per il sesto mese consecutivo, a partire dal ritocco all'insù dell'Iva dall'8 al 10%, deciso dal governo lo scorso ottobre. Secondo i dati dell'Associazione nazionale dei costruttori, nel mese di marzo la frenata è stata pari al 9,3% a 581.440 unità - leggermente inferiore al meno 10,3% del mese precedente, mentre le prospettive dei concessionari si fanno sempre più scoraggianti. Malgrado l'assenza di un'imposizione di un lockdown, molte municipalità in Giappone consigliano ai residenti di limitare le uscite se non per servizi essenziali, nel tentativo di contenere la diffusione di nuovi contagi di coronavirus. Tutti i principali costruttori auto nipponici, dalla Toyota, a Honda a Nissan hanno ordinato il blocco dei propri impianti domestici di produzione per via della carenza delle componenti prodotte in Cina, e il calo generale della domanda. Ultima in ordine temporale, quest'oggi, la Subaru ha deciso la chiusura dello stabilimento nella prefettura di Gunma, a nord di Tokyo, fino al primo maggio, risultando in una mancata produzione di 70mila veicoli, e lo slittamento della riapertura della fabbrica nello stato Usa dell'Indiana, fino al 20 aprile.