Il mondo dell'auto vede il mercato tagliato dalla scure della pandemia di coronavirus, e pensa a un piano di stimolo e protezione per ridare vita al settore quando l'emergenza sarà finita. "Servono circa tre miliardi di euro in 18-24 mesi per ripartire", quantifica Michele Crisci, presidente dell'Unrae.
"A marzo c'è stato un crollo dell'85,6% rispetto a un anno fa, ed è necessario mettere in campo tutte le misure possibili anche perché è a rischio il 15-20% dei 150mila addetti al comparto in Italia.
D'altra parte è "un settore che muove circa il 10% del pil" ed è bene ricordare quanto il settore trasporti, nel suo complesso, stia garantendo servizi fondamentali come il trasporto pubblico e la consegna di alimentari e farmaci. "Pensiamo - prosegue Crisci - a un piano di stimolazione e protezione. Le Case vogliono fare la loro parte, ma l'input fondamentale deve arrivare dal governo. Nessun piano di protezione è utile - scandisce - se non c'è stimolo nella domanda".
Tra i problemi principali, quello della liquidità: quella in entrata si è fermata a causa della chiusura dei concessionari e di buona parte della filiera, mentre le uscite sono stabili e vista l'entità degli investimenti "bastano uno o due mesi per far virare i bilanci in rosso. "Il settore - prosegue il presidente di Unrae - era già sottoposto a stress per via degli sforzi profusi per la conversione verso una mobilità più pulita. Adesso la situazione è di gran lunga peggiorata". La paura è che le banche individuino il settore auto fra quelli a rischio e non concedano più credito o, peggio, chiedano il rientro di linee già concesse.
A valle di una crisi senza precedenti, che nel migliore dei casi vedrà i volumi del mercato a quelli di 10 anni fa soltanto nell'ultimo trimestre dell'anno in corso, c'è il rischio per il posto di lavoro per una parte cospicua degli operatori. Da qui, l'appello al governo ad agire in maniera tangibile. Nei primi due mesi dell'anno già c'erano segni di sofferenza: -7,3% per le auto , -3,6% per i veicoli commerciali, flessione del 30% degli autobus. L'unico settore in positivo era quello del noleggio, che subirà inevitabili flessioni.
"Gli incentivi fin qui concessi- dice ancora Crisci - hanno avuto un impatto sicuramente positivo sul settore di riferimento, quello delle auto elettriche. Ma parliamo del 2% del mercato". Inoltre il Cura Italia ha messo a disposizione cifre ritenute inadeguate per il settore e le previsioni di Unrae fanno tremare le vene ai polsi, oltre che affossare mercati. Due i filoni seguiti: quello della riapertura graduale delle attività da giugno e quello, ancor più catastrofico della ripresa piena da settembre. In quest'ultimo caso si stenterebbe ulteriormente, proponendosi a una platea ridotta economicamente in macerie con consumatori più poveri e aziende spazzate via.
Le richieste al Governo sono di tutelare il bilancio occupazionale, proteggere e rilanciare l'industria dell'auto, difendere i servizi pubblici essenziali. In particolare per le auto è richiesto l'ampliamento della disponibilità dell'ecobonus con l'introduzione di una terza fascia (61-95 g/km CO2) e il riallineamento agli standard Ue per i veicoli aziendali, con possibilità di ammortizzare e detrarre il 100% della spesa fino a 50mila euro. Il risultato? Un aumento di 200mila auto vendute, con un ritorno notevole anche per l'Erario.
Le Case, dal canto loro - pur nei limiti imposti dall'Antitrust - hanno già in programma piani di vendita con rate più scaglionate, oltre ad aver messo in campo misure di utilità immediata come il prolungamento delle garanzie in scadenza. E si dicono pronte a fare di più.