Il carcinoma mammario è la neoplasia più diagnosticata nelle donne e rappresenta in Italia il 30% di tutte le nuove diagnosi di tumore. Grazie ai passi avanti compiuti dalla ricerca, oggi è ampia la disponibilità di test e di farmaci innovativi, che permettono di alzare sempre di più i numeri relativi alla totale guarigione. Se ne è parlato a Roma, nella sede dell'Asl Roma 1, nell'ambito dell'evento sulle reti del tumore mammario, incontro organizzato da Koncept.
"Completezza, performances, sviluppo, ruolo dei pazienti e creazione dell'ecosistema" il titolo del focus che ha visto a confronto medici, ricercatori, docenti, dirigenti sanitari.
Complessivamente nel nostro Paese vivono circa 834.000 donne che hanno avuto una diagnosi di carcinoma mammario con una sopravvivenza netta ad 1 anno dalla diagnosi pari al 96,9% e a 5 anni dalla diagnosi al 90,8%. La salute della donna con tumore alla mammella ha bisogno di un ecosistema che, sin dal primo sospetto tumorale e per tutto il percorso di cura, abbia un'adeguata ed efficiente presa in carico della paziente oncologica. In questo senso la Asl 1 di Roma rappresenta un modello, con una rete che comprende 6 centri di screening, 4 strutture di diagnostica clinica capaci di fare più di 2.000 mammografie l'anno e 6 centri di senologia.
Dal punto di vista assistenziale, l'approccio più appropriato si è dimostrato essere quello multidisciplinare dove la rete oncologica gioca un ruolo fondamentale di "vicinanza" per consentire una pianificazione ottimale delle performance assistenziali. L'obiettivo di cura rimane quello di potenziare e migliorare le reti oncologiche su tutto il territorio nazionale, puntare sul management ospedaliero per una qualità di cura che sia feedback di salute per la paziente. Questo significa prendere per mano il paziente (e la sua famiglia) per portarlo verso il percorso terapeutico più efficace, che non può che realizzarsi, anche per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, in un'ampia, sviluppata e diffusa rete oncologica.
Il carcinoma mammario colpisce un'ampia fascia della popolazione in una fase di vita attiva, impattando su aspetti socio-lavorativi, emotivi e funzionali delle pazienti: il 40% delle diagnosi avvengono nella donne con meno di 49 anni, il 35% nelle donne tra 50 e 69 anni e il 22% nella popolazione più anziana (+70 anni).
"La Regione Lazio è stata tra le prime ad adottare le linee guida sulle Breast Unit - spiega Alessio D'Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio - E' necessario, tuttavia, implementare l'attività di prevenzione delle campagne di informazione e sensibilizzazione per gli screening oncologici.
Un lavoro prezioso che ci ha permesso negli ultimi anni di raddoppiare il numero delle adesioni e oggi, dopo il periodo Covid, dobbiamo ripartire. L'obiettivo è quello di essere vicini ai bisogni della donna in tutte le fasi della malattia, ricreando un ecosistema che la possa seguire la paziente oncologica durante tutto l'iter diagnostico-terapeutico, delineando un percorso altamente personalizzato dal primo sospetto e in tutte le fasi successive".