Sensibilizzare le donne con tumore al seno sulla fragilità ossea indotta dalle terapie ormonali adiuvanti e sul conseguente aumento del rischio di fratture da fragilità. È questo l'obiettivo di "Ora pOSSO", iniziativa promossa da Amgen, Europa Donna Italia e Firmo (Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell'Osso), che rafforza il suo network grazie alla collaborazione con Siommms (Società Italiana dell'Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro), e al patrocinio di Coni, Sie, Fondazione Aiom e W4o.
La campagna si arricchisce di iniziative studiate sulla base delle esigenze espresse dalle pazienti. La pagina Facebook @EuropaDonnaItalia ospiterà un programma per supportarle ad affrontare il colloquio con l'oncologo. Sarà disponibile un calendario mensile di dirette per approfondire con gli specialisti. Sarà dato spazio all'esercizio fisico, con il nuovo programma Training Ora pOSSO, realizzato da Progress Lab: un percorso di attività motoria specifico per le donne con tumore al seno.
Tutti i nuovi contenuti saranno disponibili sul sito ufficiale della campagna ossafragili.it/oraposso. Per vincere la partita contro il tumore è scesa in campo anche la tennista Francesca Schiavone che si era ammalata di cancro. "Quando scopri di avere un tumore, si scatena una lotta dentro di te: da una parte hai la tentazione di lasciarti andare, dall'altra sai che l'unica possibilità è reagire", racconta.
Nonostante il tumore al seno sia il più diffuso tra le donne (il 30% di tutti i casi di tumore), grazie alla diagnosi precoce e l'efficacia delle terapie è il tumore con il maggior numero di pazienti ancora in vita a 5 anni dalla diagnosi. "Secondo il rapporto 'I numeri del cancro in Italia 2020', si tratta di oltre 834 mila donne, con una sopravvivenza dell'87% a cinque anni", dice Stefania Gori, presidente della Fondazione Aiom.
La lotta passa, anche, attraverso una maggiore informazione.
Secondo un'indagine condotta nel 2019, "il 62% delle donne in terapia ormonale adiuvante per un tumore al seno dichiarava di non aver ricevuto adeguate informazioni sul problema della fragilità ossea indotta dalle cure, e tra queste una su tre ammetteva di aver smesso di assumere i farmaci prescritti proprio per quel motivo", spiega Rosanna D'Antona, presidente di Europa Donna Italia. (ANSA).