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La chemio è efficace per cura della leucemia acuta negli anziani

La chemio è efficace per cura della leucemia acuta negli anziani

Lo rivela uno studio a livello mondiale coordinato dallo Iov

TREVISO, 05 dicembre 2024, 12:51

Redazione ANSA

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Una ricerca coordinata da Michele Gottardi, direttore della UOC di Oncoematologia e del dipartimento di Oncologia dello Iov-Irccs di Castelfranco Veneto (Treviso) ha dimostrato che un approccio intensivo alla leucemia mieloide acuta comporta una sopravvivenza più lunga negli anziani.
    Lo studio - che ha utilizzato dati raccolti da tutto il mondo in collaborazione con ospedali, enti e università ed è pubblicato da Haematologica - dimostra una sopravvivenza globale a 5 anni del 44,2% e una sopravvivenza libera da eventi a 5 anni del 32,9%. L'analisi suggerisce inoltre che questi pazienti non devono essere esclusi dagli studi con terapie intensive.
    I pazienti anziani "sono più fragili e quindi spesso esclusi dalla chemioterapia intensiva per elevato rischio di tossicità/complicanze - spiega Gottardi -. Inoltre molto spesso le leucemie mieloidi acute dell'anziano sono più resistenti alla chemioterapia. È logico quindi che trattare questi pazienti diventa uno sforzo privo di senso nel rapporto rischio/beneficio. In altre parole, tanti rischi, anche severi, e poche possibilità di successo".
    Nello specifico gruppo di leucemie mieloidi acute che sono state studiate (CBF-AML), il lavoro condotto dallo Iov dimostra che mantengono la sensibilità alle chemioterapie anche nei pazienti anziani. Il messaggio finale è: nelle CBF-AML dell'anziano rischiare con le chemioterapie vale la pena perché i rischi sono controbilanciati da buone possibilità di successo.
    Allo studio "hanno aderito i più prestigiosi centri italiani, europei ed americani - commenta Maria Giuseppina Bonavina, direttore generale dello Iov -: parliamo tra gli altri di Mayo Clinic di Rochester, Harvard Medical School di Boston, MD Anderson Cancer Center di Houston, Seattle, Chicago e molti altri. I risultati evidenziati - ha concluso - possono portare realmente ad un cambio dell'approccio terapeutico a queste malattie, particolarmente in popolazioni dove la percentuale di anziani è in forte aumento".
   

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