Ripartire dalle città per promuovere la salute nel post pandemia, quella del cuore in particolare. Questo uno dei messaggi che arrivano da un digital talk in occasione della giornata mondiale del cuore in streaming su Ansa. In questo anno e mezzo la pandemia ha ridotto le prestazioni ai pazienti cardiovascolari, l’attività diagnostica preventiva e fatto aumentare la mortalità in questa popolazione.
C’è un ritardo da recuperare ed una situazione complessiva non ignorabile, per gli esperti. Da dove partire? Dalle città e dalle aree urbane: si stima che nel 2050 la percentuale di persone che abiterà nelle città arriverà al 74%. L'Oms stima che il 63% della mortalità globale, sia dovuto a malattie non trasmissibili, e buona parte di questi decessi è attribuibile a rischi legati all'urbanizzazione e alla crescente sedentarietà.
“Le principali patologie croniche e non trasmissibili, prime fra tutte quelle cardiovascolari, sono un problema urbano legato ai maggiori livelli di urbanizzazione, all’invecchiamento della popolazione e agli stili di vita meno sani – sottolinea Andrea Lenzi, presidente Health City Institute - Il ruolo delle città nella promozione della salute, quindi, sarà fondamentale nei prossimi decenni e la lotta alle malattie cardiovascolari rappresenta un’opportunità per promuovere la creazione di una rete di collaborazione tra soggetti diversi e lo sviluppo di programmi di prevenzione e gestione della cronicita’”. “Bisogna accelerare sulla prevenzione-conclude Lenzi-e mettere salute delle città al primo posto”.
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NOVARTIS