In Italia, a fronte di un aumento di persone con problemi di salute mentale, negli ultimi anni c'è stato un calo di operatori sanitari del settore e di psichiatri: a lanciare l'allarme è Enrico Zanalda, presidente della Società italiana di psichiatria (Sip), durante l'incontro sulla depressione, organizzato a Milano dall'Osservatorio nazionale sulle salute della donna.
"Nel nostro paese abbiamo una rete di eccellenza sui servizi di salute mentale - evidenzia - e siamo gli unici al mondo ad aver eliminato gli ospedali psichiatrici giudiziari. Tuttavia, in base ai dati raccolti dal ministero della Salute, si è visto che tra il 2015 e 2017 il numero degli operatori che ci lavorano è sceso da 62 a 57 per 100.000 abitanti. Ciò significa circa 3000 di questi lavoratori in meno, di cui 500-600 psichiatri". Il risultato è che si possono offrire meno interventi e prestazioni, che devono essere più distanziate e brevi, e quindi anche meno efficaci. Senza contare l'impatto di un carico di lavoro eccessivo sugli stessi lavoratori, che spesso finiscono per esaurirsi.
"La depressione è un vasto problema di cui devono occuparsi non solo gli psichiatri, ma anche i medici di medicina generale", prosegue Zanalda, che è tra gli esperti che lavorano al tavolo ministeriale sulla salute mentale. "Avviato a giugno 2018 e confermato dall'attuale ministro Speranza - precisa - ha l'obiettivo di vedere quali azioni sono state realizzate sulla salute mentale, e fare un po' da cabina di regia". Indubbiamente, ha aggiunto Francesca Merzagora, presidente di Onda, "serve uno stanziamento maggiore di fondi per la salute mentale. Come associazione, ci proponiamo di lavorare con le singole regioni per sensibilizzare e far entrare nel loro piano di lavoro le azioni e i dati che abbiamo individuato con il Libro bianco che presentiamo oggi, e il Manifesto 'Uscire dall'ombra della depressione'".
In collaborazione con:
FONDAZIONE ONDA