ROMA - Un intervento entro poche ore che 'riapre' i vasi occlusi permettendo la guarigione del paziente. Il modello adottato per il trattamento dell'infarto, hanno spiegato gli esperti della SNO, la Società dei neurologi,
neurochirurghi e neuroradiologi ospedalieri a margine di un meeting a Grosseto, vale anche per gli ictus, con i neuroradiologi interventisti sempre più impegnati sul campo.
"In questo momento il contributo della neurointerventistica è estremamente importante e visibile, perchè in espansione sul tema dell'ictus ischemico acuto - spiega Luca Valvassori, neuroradiologo e membro del direttivo SNO -. Quella che prima era una patologia lasciata un po' ai neurologi, e prima ancora non aveva alcun tipo di trattamento oggi viene trattata nelle prime ore in centri di eccellenza, estremamente attrezzati, con risultati che gli ultimi trial ci confermano essere clamorosi, di grandissima percentuale di guarigione per i pazienti. Quindi ovviamente c'è un grandissimo interesse della comunità scientifica e delle tre branche della Sno a parlarne e a cercare di implementarlo negli ospedali e sul territorio".
Una delle occasioni di confronto sul tema sarà il congresso della Società, previsto a Riccione dal 2 al 5 maggio. "Ci sono tantissine cose di cui parlare su questo argomento - spiega Valvassori -, non solo un lato tecnico e operatorio ma anche soprattutto di organizzazione territoriale, di creazione di centri attrezzati, di identificazione dei centri sui territori con tutte le difficoltà che ci sono in Italia, dalla grandissima sproporzione tra nord e sud alle aree che sono lasciate un po' a se stesse. Tutto questo necessita di lavoro congiunto, di discussione con le amministrazioni, con la gestione politica della sanità pubblica".
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