Il trattamento preventivo dell'emicrania aiuta a ridurre frequenza, durata e severità degli attacchi di mal di testa. L'aderenza alle terapie orali di vecchia generazione è stata però per anni un problema. Un paziente su 5 infatti, interrompe il trattamento a causa della scarsa tollerabilità e degli effetti collaterali. E la percentuale arriva a oltre il 40% tra chi assume a questo scopo i betabloccanti. Questo problema risulta invece superato in chi utilizza gli anticorpi monoclonali. Questo uno dei temi affrontati al Congresso dell'International Headache Society e della European Headache Federation, in corso fino al 12 settembre.
"Uno dei più importanti rischi del trattamento acuto per l'emicrania è l'eccessivo uso di farmaci analgesici che può innescare un circolo vizioso che porta a un peggioramento del mal di testa, un disturbo comunemente chiamato mal di testa da abuso di farmaci", precisa Simona Sacco, professore di Neurologia presso l'Università dell'Aquila. Di qui la necessità di trattamenti preventivi da anni utilizzati, come cui beta-bloccanti, calcio antagonisti, antagonisti della serotonina, antidepressivi, anti-epilettici e la tossina botulinica di tipo A, alcuni dei quali utilizzati off-label (ovvero per un'indicazione che non è quella prevista dal Foglio Illustrativo). Il loro limite però "è costituito dagli effetti collaterali, spesso causa di interruzione del trattamento e, di conseguenza, di una possibile mancanza di efficacia", precisa.
La nuova frontiera della terapia sono gli anticorpi monoclonali (mAbs) in grado di bloccare le azioni del CGRP, particolarmente ben tollerati da tutti i pazienti. "Negli ultimi anni - prosegue l'esperta - sono stati sviluppati 4 diversi anticorpi monoclonali che hanno il CGRP come bersaglio, per la prevenzione dell'emicrania tra cui fremanezumab, indicato in adulti che presentano almeno 4 giorni di emicrania al mese". A differenza dei trattamenti preventivi finora utilizzati, questi farmaci sono stati specificamente sviluppati per l'emicrania. Ma, fremanezumab è "l'unico a offrire un regime di somministrazione sottocutanea mensile e uno trimestrale - conclude Sacco - più facile da portare avanti con continuità nel tempo rispetto a terapie che vanno assunte tutti i giorni".
In collaborazione con:
Teva