“Parlare di salute mentale e cura di sé è ancora oggi un tema caratterizzato da enormi tabù e da un profondo stigma sociale. E' necessario lavorare per diffondere una cultura più inclusiva, che accetti le differenze, che faccia sentire i ragazzi meno inadeguati, che consenta di superare la vergogna e soprattutto di chiedere aiuto”. A dirlo è Anna Riatti, coordinatrice del programma dell’Ufficio Unicef per l’Europa e l’Asia centrale in Italia nel corso dell’Activate Talk “Il mondo dentro me”.
“Dobbiamo aiutare le nostre giovani generazioni a sapersi prendere cura di se stessi, soprattutto nei momenti di maggiore incertezza e difficoltà interiore – aggiunge Riatti nel corso dell’incontro trasmesso da ANSA.it - Risulta utile promuovere campagne capaci di dare dei messaggi positivi su come prendersi cura del corpo, della mente, delle relazioni importanti: tutto questo contribuisce a stare bene con se stessi e quindi anche con gli altri”. Riatti ha parlato della necessità di un “approccio comunitario alla salute mentale e al benessere psicosociale” e, per adolescenti e giovani, di avere “servizi di supporto specializzati adatti alla loro età e ai loro bisogni, nonché alle differenze di genere. Il servizio online (complementare alla presa in carico in presenza) rappresenta ad esempio una modalità che può garantire l’anonimato e l’accesso immediato, anche attraverso canali digitali usati dai giovani”.
Per Riatti bisogna “amplificare la voce dei giovani e contrastare lo stigma e il pregiudizio nei confronti della salute mentale, investire nella prevenzione del disagio e offrire adeguati e tempestivi supporti per i giovani che ne avessero bisogno, ad ogni livello necessario: dai servizi di supporto educativo e psicosociale, ai servizi specializzati. La salute mentale è un bene di tutti, e investire su quella dei giovani è, ancora una volta un investimento per la società e per il futuro”.
In collaborazione con:
Unicef