(ANSA)- ROMA, 1 MAR - Non è da escludere a priori il
vegetarianesimo, ma rischia di essere inadeguato così come il
veganesimo. Latte, uova ed alimenti ricchi di vitamina B12,
oltre a ferro e omega 3 devono trovare posto in tavola per un
corretto sviluppo dei bambini. Fin dai primi mesi di vita la
scelta migliore è quella che prevede il consumo prevalente di
alimenti vegetali e l'uso limitato di prodotti animali.
A evidenziarlo sono i pediatri, che a Caserta sono riuniti per
un corso organizzato dalla Sipps e dalla Federazione Italiana
Medici Pediatri. Si comincia proprio con una sessione "Diete
vegetariane in gravidanza e in età evolutiva". La Sipps, insieme
alla Fimp e alla Società Italiana di Italiana di Medicina
Perinatale ha deciso di approfondire, attraverso un Position
Paper, il problema dell'adeguatezza delle diete vegetariane
relativamente alla crescita ed allo sviluppo neurocognitivo dei
bambini. "Anche in Italia, come nel resto del mondo - spiega
Margherita Caroli, coordinatore del Position Paper - il numero
delle persone che abbracciano stili alimentari diversi, fra cui
quelli vegetariani, declinati nelle varie forme, è in aumento.
In alcuni casi intere famiglie, a volte con conoscenze
nutrizionali insufficienti, abbracciano nuovi modelli
alimentari, intraprendendo un percorso che necessita peraltro di
assunzioni calibrate dei diversi alimenti. I bambini quindi,
soprattutto in questi casi, potrebbero venir esposti a stili
alimentari non ideali per la loro crescita". "Per un corretto
sviluppo del bimbo - afferma Andrea Vania, Professore di
Nutrizione Pediatrica all'Università La Sapienza di Roma - le
diete latto-ovo-vegetariane e vegane sono inadeguate,
soprattutto considerando l'ambito neurologico, psicologico e
quello motorio". "La centralità del bambino - conclude Giuseppe
Di Mauro, Presidente Sipps - è da sempre l'obiettivo primario
per le diverse componenti dell'universo pediatrico".