(ANSA) - SORRENTO, 25 MAG - Miriadi di dati raccolti tramite
le app, alcune delle quali sulla salute, tramite i social e gli
assistenti virtuali intelligenti (noto ad esempio è quello di
Google) che in casa sembrano tanto semplificarci la vita. Quella
dei bimbi di oggi è una generazione 'datificata' alla nascita o
ancora prima. E sara' un peso, quello dell'identità digitale,
che li accompagnerà in tutto il percorso di vita. Questa
l'ipotesi su cui lavora Veronica Barassi, docente di Scienza
della Comunicazione dell' Università St. Gallen, in Svizzera,
autrice del volume "I figli dell'algoritmo" (LUISS 2021).
Sapere cosa un bambino mangia, come procede la crescita, se un
genitore fuma in casa: sono esempi di alcuni elementi che in
passato rimanevano nel contesto domestico o nello studio del
pediatra e che invece oggi, con la consapevolezza o meno di chi
utilizza device, assistenti virtuali, ma anche fa ricerche su
Google, può diventare noto ad altri, non sempre in forma di dati
aggregati secondo l'esperta, ma anzi sempre piu'
'personalizzati'. Non è solo un fatto di privacy o qualcosa che
rimane confinato all'ambito pubblicitario. "Negli ultimi 20 anni
-spiega Barassi - con l'arrivo dell'intelligenza artificiale e
l'utilizzo di sistemi di analisi predittiva da parte di
assicurazioni, datori di lavoro, banche, i sistemi cercano il
numero maggiore di dati che ci sono nel mondo dei databrokers e
se dati ad esempio sanitari sono già li', disponibili, possono
essere utilizzati per profilare le persone sulla base della
salute".Il fenomeno detto sharenting, in base al quale la
stragrande maggioranza dei genitori condivide una importante
quantità di dati personali sui propri figli attraverso i social
media, è solo una parte del problema per Barassi e l'esperta
spiega che "nella maggior parte dei casi lo fanno in buona fede,
magari spinti dal desiderio di condividere con parenti che
abitano lontano". (ANSA).