A parità di igiene orale e di predisposizione genetica, chi fuma sigarette ha un rischio 4 volte maggiore di sviluppare parodontite, ovvero infiammazione cronica delle gengive. Smettere di fumare, quindi, è imprescindibile per proteggerle e la sigaretta elettronica può essere un strumento efficace, a patto che sia utilizzata ai fini della cessazione del vizio. Questo uno dei temi affrontati al 20/mo congresso della Società italiana di Parodontologia e Implantologia, tenutosi a Rimini.
Sul rapporto tra sigarette tradizionali e gengive non manca letteratura scientifica. Uno degli studi più, ampi, condotto negli Stati Uniti su oltre 12.300 persone e pubblicato su Journal of Periodontology, mostra che il fumo può essere responsabile di più della metà dei casi di parodontite tra gli adulti, che i fumatori hanno un rischio di 4 volte maggiore di problemi alle gengive rispetto a chi non ha mai fumato e che il rischio è dose-dipendente, ovvero diminuisce in base al numero giornaliero di sigarette fumate. Inoltre, tra gli ex fumatori, la probabilità di parodontite è maggiore rispetto a chi non ha mai fumato, ma si riduce progressivamente con il numero di anni trascorsi dalla cessazione.
"Il fumo di sigaretta - precisa Andrea Pilloni, professore di Parodontologia all'Università di Roma, Sapienza - è un fattore di rischio per la parodontite perché diminuisce le difese e aumenta l'infiammazione. Inoltre, 'maschera' la malattia parodontale, che ha nel sanguinamento gengivale uno dei campanelli d'allarme. La nicotina, infatti, è vasocostrittore, quindi le gengive sanguinano meno, ma non per questo la parodontite non progredisce. Anzi se il sanguinamento è un modo che il corpo ha di gestire l'infiammazione, quando esso viene a mancare diminuisce la capacità di difendersi dai batteri. Per questo chi fuma risponde molto peggio alle terapie, siano esse non chirurgiche o chirurgiche".