Una stanza adatta, poco tempo da attendere, parole giuste e una corretta raccolta delle prove del maltrattamento subito. Questi gli step attraverso cui la Rete Codice Rosa della Toscana, ha accolto in pronto soccorso 18.000 donne vittime di violenza a partire dal 2012. Il progetto ha avuto un successo tale da ispirare le Linee Guida Nazionali in materia, che però fanno ancora fatica a diventare realtà. A consegnare il premio 'Leadership Femminile' all'ideatrice, Vittoria Doretti, è stata l'Unione Italiana Forense, durante un convegno organizzato alla Camera.
Maltrattamenti, abusi e stalking fino alle aggressioni fisiche e agli stupri: una donna su tre in Italia dichiara di aver subito almeno una di queste violenze nel corso della vita. Ma solo due su dieci denunciano. A frenare, la paura di ritorsioni, quella di non esser credute o di venire colpevolizzate. Per andare incontro a questi problemi, è nato, 10 anni fa, il Codice Rosa. L'obiettivo, è "dare la migliore accoglienza alla donna che riferisce di aver subito violenza: in una stanza dedicata, senza farle aspettare oltre 20 minuti, evitando ulteriori traumi e con particolare attenzione alla messa in rete con i centri antiviolenza del territorio", spiega Doretti, responsabile della Rete Codice Rosa Toscana e insignita già dell'onorificenza di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana. La prima sperimentazione fu nel 2009 nella Asl di Grosseto, in cui "prima dell'avvio del progetto, solo 2 donne in tre anni si erano rivolte per maltrattamenti. Nel primo anno dopo l'avvio del progetto erano già arrivate a 307. L'anno successivo oltre 500".
Nel 2012 è diventato una vera e propria rete regionale, ovvero ogni pronto soccorso, in città come in montagna, è in grado di fornire questo percorso ad hoc. I risultati? Solo nel 2017, in Toscana, le donne accolte da circa 800 tra medici e infermieri, sono state 3.142, di cui 550 minori. Il successo è stato tale da ispirare, durante la precedente legislatura, le Linee Guida Nazionali per le vittime di violenza di genere. "La legge prevede che il Codice Rosa sia adottato da tutte le aziende sanitarie in Italia - sottolinea Elisabetta Rampelli, presidente Unione Italiana Forense (Ufi) - ma pochi sono i pronto soccorso che lo hanno fatto". Tra questi, l'Azienda Ospedaliera Sant'Andrea di Roma. "Da anni - spiega Donatella Caserta, a capo dell'Uoc di Ginecologia - avevamo una particolare sensibilità nel formare gli operatori sul tema. Quindi siamo stati tra i primi a recepirlo, nonostante la nostra sia una struttura molto grande e complessa. Da giugno 2018 ad oggi abbiamo accolto oltre 50 donne". "C'è ancora molto lavoro da fare - commenta Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera - ma l'importante è aver avviato il percorso e continuare a monitorarlo".