Sono complessivamente 80.572 i malati di coronavirus in Italia, con un incremento rispetto a ieri di 2.937. Martedì l'incremento era stato di 2.107. Il numero complessivo dei contagiati - comprese le vittime e i guariti - è di 110.574. Il dato è stato fornito dalla Protezione Civile. Sono 16.847 le persone guarite in Italia dopo aver contratto il coronavirus, 1.118 in più di ieri. Il dato è stato reso noto dalla Protezione Civile. Ieri l'aumento dei guariti era stato di 1.109.
In base all'andamento della curca il capo della Protezione civile è stato netto: "Andare a fare Pasqua e Pasquetta" fuori? "Assolutamente no". "Dobbiamo stare a casa ancora - ha aggiunto - e rispettare il distanziamento sociale, che ci sta portando a risultati positivi".
Coronavirus, Borrelli: "Festa a Pasqua e Pasquetta? Assolutamente no"
Dai dati della Protezione civile emerge che sono 25.765 i malati in Lombardia (641 in più rispetto a ieri), 11.489 in Emilia-Romagna (+536) 8.224 in Veneto (+374), 8.470 in Piemonte (+388), 3.456 nelle Marche (+104), 4.432 in Toscana (+206), 2.645 in Liguria (+137), 2.758 nel Lazio (+116), 1.976 in Campania (+105), 1.206 in Friuli Venezia Giulia (+46), 1.483 in Trentino (+94), 1.112 in provincia di Bolzano (-30), 1.756 in Puglia (+102), 1.544 in Sicilia (+52), 1.211 in Abruzzo (+20), 864 in Umbria (+13), 540 in Valle d'Aosta (-12), 675 in Sardegna (+18), 610 in Calabria (+4), 131 in Molise (+14), 225 in Basilicata (+9).
Il capo della Protezione civile Borrelli ha affrontato anche il caso delle mascherine sbagliate ai medici. "Le mascherine ai medici di base sono state distribuite per un errore logistico: erano state donate all'Italia dalla Cina, il carico era destinato alla collettività. Rimedieremo prontamente a rifornire i medici di base assieme al commissario Arcuri con le mascherine Ffp2".Un nuovo stock di mascherine verrà consegnato alla Federazione degli ordini dei medici "entro questa settimana". Lo assicura il commissario Domenico Arcuri in una lettera indirizzata al presidente Fnomceo Filippo Anelli in cui si dice "davvero amareggiato". Nella lettera, resa nota dalla Fmnomceo, Arcuri si scusa dopo l'errore nella consegna di dispositivi non idonei all'uso sanitario. Da oggi, afferma, "le forniture oggetto di 'donazioni' verranno sottoposte ad un controllo a campione" .
Affrontato anche il tema delle passeggiate. Il presidente della Società italiana di Pediatria e membro del Comitato Tecnico Scientifico Alberto Villan precisa che "Se si esce di casa con un bambino rispettando le norme, per un motivo preciso e previsto dai decreti, si può fare". Ma "non c'è alcun motivo per portare a spasso un bambino in carrozzina, non va fatto e può essere imprudente". Così ha risposto a chi gli chiedeva quale fosse la corretta interpretazione della circolare del Viminale. "Esiste un Dpcm che dice che non è consentito uscire di casa se non per motivata ragione - ha aggiunto - e tutto resta esattamente come è".
Quanto alle vittime, se ne registrano 7.593 in Lombardia (+394), 1.732 in Emilia-Romagna (+88), 499 in Veneto (+22), 886 in Piemonte (+32), 477 nelle Marche (+25), 253 in Toscana (+9), 460 in Liguria (+32), 148 in Campania (+15), 169 nel Lazio (+7), 122 in Friuli Venezia Giulia (+9), 129 in Puglia (+19), 116 in provincia di Bolzano (+40), 88 in Sicilia (+7), 123 in Abruzzo (+8), 37 in Umbria (+0), 59 in Valle d'Aosta (+3), 173 in Trentino (+9), 38 in Calabria (+2), 34 in Sardegna (+3), 10 in Molise (+1), 9 in Basilicata (+2). I tamponi complessivi sono 541.423, dei quali oltre 292mila in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.
Continuano a salire le vittime, sono 13.155 i morti dopo aver contratto il coronavirus, con un aumento rispetto a ieri di 727. Martedì l'aumento era stato di 837. Il dato è stato reso noto dalla Protezione Civile.
La situazione in Lombardia - "Il dato dei deceduti lombardi" si mantiene costante lo ha detto l'assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera in diretta Facebook spiegando che oggi sono stati 394 i morti, mentre sono in frenata i ricoveri. Sono 44.773 i positivi, 1565 più di ieri; 11927 i ricoverati non in terapia intensiva (44 più di ieri) mentre 1342 in terapia intensiva (+18). In totale sono stati eseguiti 121.449 tamponi. Crescono i numeri dell'emergenza coronavirus nella provincia di Milano dove i positivi sono 9522, con un incremento di 611 nuovi casi, mentre ieri erano stati 235 e l'altro ieri 347. A Milano città i positivi sono 3815, con una crescita di 159, mentre ieri erano stati 96. Sono i dati resi noti dall'assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera. "Abbiamo ormai evidenza - ha detto Gallera - anche nella città di Milano, dove i dati sembrano essere in controtendenza, che c'è una diminuzione netta della pressione sui pronto soccorso e sui presidi ospedalieri". Crescono rispetto a ieri i dati anche a Bergamo (9039 casi) con un aumento di 336, mentre ieri erano stati 139, e a Brescia (8568 casi) con un aumento di 231, mentre ieri erano stati 154. Ancora nessun nuovo caso positivo a Codogno, dove si è sviluppato il primo focolaio di coronavirus in Italia.
Con più di 105mila contagiati, oltre 77mila italiani tuttora positivi e quasi 12mila e 500 morti, l'Italia raggiunge il picco del contagio per il coronavirus. Ma l'apice non è una vetta quanto piuttosto un 'plateau', un altopiano di montagna che va attraversato prima che si possa cominciare ad intravedere la discesa.
La situazione nei territori del nord resta la più drammatica, ma il sud è ancora a rischio, e nessuno può e deve pensare di poter abbassare la guardia. Lo sottolinea, intervistato dal Corriere della Sera, il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, il quale osserva che non si sa quando si uscirà dall'emergenza coronavirus, ma è certo che senza le misure messe in campo, ora si conterebbero molti più morti. E per Borrelli, quando sarà finita, sarà molto difficile ripercorrere quel metro che ora separa le persone: "Dovremo essere abili a riavvicinarci all'altro gradualmente, senza perderne la fiducia"
Test rapidi a tutti e riavvio in 3 fasi - Un'indagine a larga scala sulla popolazione utilizzando test rapidi sierologici, che indichino cioè chi ha sviluppato anticorpi al nuovo coronavirus, per avere il polso reale della diffusione del contagio. A questo sta lavorando l'Istituto superiore di sanità (Iss),mentre già si pensa ai piani per la 'riapertura' del Paese e delle attività. Un riavvio che, dopo la proroga delle misure di contenimento almeno a dopo Pasqua, secondo gli esperti dovrà avvenire in modo scaglionato per tipologia di attività e per Regioni. In vista della ripartenza, però, fondamentale è riuscire ad avere un quadro reale dei casi di positività e anche di chi è certamente guarito avendo sviluppato anticorpi al virus SarsCov2. Ma per fare indagini ampie di questo tipo sulla popolazione, ha spiegato il presidente Iss Silvio Brusaferro alla conferenza stampa all'Istituto per fare il punto epidemiologico sull'epidemia di Covid-19, "servono test più rapidi per la ricerca degli anticorpi". I test con tamponi, infatti, richiederebbero tempi più lunghi ed un'organizzazione complessa. Dunque, ha annunciato, "stiamo pensando di fare questo tipo di indagine e stiamo mettendo a punto le tecnologie per poterlo fare. Stiamo cioè lavorando per poter fare a stretto giro un'indagine di prevalenza sierologica". Infatti, "avere una stima in tempi rapidi su un campione significativo della popolazione è molto importante per avere una stima reale dei casi, mentre ad oggi dobbiamo accontentarci di modelli".
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Il punto del commissario Arcuri - L'Italia ha acquistato 300 milioni di mascherine e i dispositivi "arriveranno progressivamente nei magazzini della protezione civile e verranno distribuiti con il criterio che abbiamo concordato con la totalità delle regioni, anche per garantirci assoluta trasparenza ed evitare asimmetrie". Lo ha detto il commissario Domenico Arcuri in conferenza stampa sottolineando che con questi numeri è stata "consolidata una sufficiente quantità di dispositivi". Inoltre, ha aggiunto Arcuri, ieri è stata consegnata una "quantità sufficiente di mascherine all'ordine dei medici". " Pensiamo - ha concluso - che anche loro devono essere dotati di una sorta di 'magazzino di scorta', in modo da poter sopperire o aggiungere dotazioni che vanno direttamente a loro". "Abbiamo fatto molti passi avanti nella produzione nazionale di mascherine in una settimana. Le prime 25 aziende della filiera della moda da ieri producono 200 mila mascherine chirurgiche al giorno. Hanno un piano per andare a 500 mila al giorno la prossima settimana e a 700 mila quella successiva; le aziende del settore dell'igiene personale da ieri fanno 250 mila mascherine al giorno, arriveranno a 400 mila la prossima settimana, a 750 mila quella successiva". "Stiamo inviando dispositivi soprattutto al centro-nord, ma pensiamo anche alle regioni del sud. Cerchiamo di mantenere queste due leve. Negli ultimi 3 giorni abbiamo distribuito 290 ventilatori alle regioni, nei prossimi 3 giorni contiamo di distribuirne altri 599, il 40% di quanto distribuito finora. A ieri abbiamo distribuito 1.237 ventilatori polmonari. Con forniture così massicce andiamo anche verso sud, che dobbiamo assolutamente evitare si trovi in condizioni simili a quelle delle regioni del centro-nord più colpite dal coronavirus". "Sono dotazioni massicce, ma ancora non riusciamo a raggiungere tutti i target: spero che la prossima settimana anche i farmacisti verranno riforniti di dispositivi di protezione" precisa Arcuri
Il caso di Ferrara resistente al contagio
Il bollettino del Veneto - Sono arrivati a 8.159 i casi di positività al Coronavirus in Veneto, 258 in più di ieri sera. Lo rileva il bollettino della Regione Veneto. I nuovi decessi sono stati 12, portando a 448 il numero totale. I pazienti in terapia intensiva sono 356 (+2), i dimessi 828, i pazienti in area non critica 1680 (+14). Le persone in isolamento domiciliare sono 19.945. Le province che registrano il maggior numero di nuovi positivi sono Padova e Vicenza (+54 rispettivamente), seguite da Treviso (+52), Verona (+49) e Venezia (+37).
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Rocca (Cri): 'Soccorritori trattati come untori- I soccorritori di ritorno dalle zone rosse trattati come 'untori', minacciati di licenziamento o di ritorsioni dai vicini. La denuncia arriva da Francesco Rocca, presidente della Croce rossa italiana, che parla di "stigma intollerabile, assurdo e a dir poco autolesionista". "Per fortuna - aggiunge Rocca - è la netta minoranza quella dell'insulto e della paura rispetto a un'Italia migliore. E' necessario, tuttavia, fare sentire doppiamente il nostro grazie a questi straordinari esempi di Umanità in azione".