"Il lockdown ha aumentato il desiderio di genitorialità. Tra metà giugno e metà luglio, in Italia, abbiamo visto un aumento in media del 20% di coppie che si sono rivolte ai centri per la fecondazione assistita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno". A spiegarlo all'Ansa è Antonino Guglielmino, presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana (Siru) e di recente nominato delegato italiano all'interno della Società Europea di Riproduzione Umana Ed Embriologia (Eshre).
Il boom di richieste che ora si registra non è dovuto solo a tutte le coppie che avrebbero voluto, e non hanno potuto, intraprendere questo percorso nei mesi del lockdown. A pesare infatti è, "da un lato, la paura di nuove chiusure per eventuali seconde ondate di contagi e, dall'altro, un maggior desiderio di famiglia che in molte coppie la pandemia ha suscitato", chiarisce l'esperto. Un aspetto indicativo è la richiesta di effettuare cicli di fecondazione anche ad agosto, "periodo in cui normalmente si sospendono". Una necessità dettata anche dall'esigenza di smaltire gli arretrati che sono stati accumulati nei tre mesi di chiusura a causa dell'emergenza Covid-19, durante i quali sono stati circa 30.000-35.000 i trattamenti non effettuati.
Altra novità della fecondazione assistita nella Fase 3 riguarda i progressi compiuti verso la digitalizzazione, che sono stati conservati anche nel post lockdown. "Gran parte della consulenza preparatoria di tipo psicologico e genetico, oltre agli incontri di discussione per il consenso informato - prosegue Guglielmino - è stata portata avanti online durante la pandemia. Ma il 40% delle coppie continua a preferirla anche ora che i centri hanno riaperto".