Di tutte le donne che ogni anno si ammalano di tumore al seno - circa 54mila in Italia - solo il 20% di quelle con tumore sensibile agli ormoni trae in realtà reali benefici dalla chemioterapia post operatoria, mentre per il restante 80% questa non sarebbe necessaria. Il problema è identificare tali pazienti con precisione: oggi è possibile grazie ai test genomici, che eviterebbero dunque chemio inutili garantendo anche notevoli risparmi alla Sanità. La Legge di Bilancio 2021 ha previsto un Fondo da 20 mln di euro per garantirli gratuitamente in tutta Italia, ma mancano ancora i decreti attuativi. A fare il punto su questi esami molecolari sono gli oncologi, che li definiscono una "rivoluzione" nella cura del tumore al seno chiedendo che siano subito gratuiti su tutto il territorio nazionale.
Ad oggi i test sono rimborsabili solo in Lombardia, Toscana e Provincia autonoma di Bolzano e questo, afferma il presidente della Fondazione Insieme contro il cancro Francesco Cognetti, "rappresenta una inaccettabile discriminazione. Il fondo di 20 mln è un risultato molto importante ma è necessario ora un decreto attuativo da parte del Ministero della Salute per sbloccare questi soldi. Garantire subito l'accesso ai test genomici su tutto il territorio è una battaglia di civiltà". Una richiesta condivisa dalle associazioni di pazienti come Europa donna, che avvierà una campagna nazionale sui social network al fine di sollecitare l'emanazione del decreto attuativo. Massimo impegno ad accelerare i tempi, affinchè il decreto possa vedere la luce entro l'anno, è stato assicurato dal viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri che, intervenendo alla conferenza stampa virtuale, ha sottolineato come l'obiettivo finale sia fare in modo che i test genomici siano inseriti nei Livelli essenziali di Assistenza. In Italia sono circa 10mila l'anno, ha spiegato Cognetti, le donne con tumore al seno che potrebbero essere candidate al test genomico. Il test è infatti indicato per le donne con cancro al seno ormonoresponsivo a rischio intermedio.
Si tratta di circa il 20% sul totale dei nuovi casi annuali di cancro al seno nel nostro Paese. Questi esami, rileva, "possono evitare chemioterapie inutili, ma nella maggioranza delle regioni il test si deve effettuare privatamente ed ha un costo di circa 3mila euro. Dove è prevista la rimborsabilità, invece, le regioni hanno chiuso accordi con le 4 aziende produttrici ad un costo di 2mila euro". Nel mondo, sottolinea Cognetti, "14 studi clinici hanno dimostrato la validità dei test su un totale di circa 800mila donne trattate a seguito dei risultati dell'esame; di queste, il 40% ha potuto evitare la chemio". Le sperimentazioni dimostrano cioè che "la maggior parte delle pazienti con tumore al seno in stadio precoce - chiarisce l'oncologo - può evitare la chemio. In particolare, un test genomico a 21 geni è in grado di identificare la quota di donne (pari al 20%) che può trarre un reale beneficio dalla chemio e che non sarebbe stata selezionata con i sistemi tradizionali e la percentuale maggioritaria (80%) che, nel complesso, non ottiene beneficio. Possiamo, quindi, stimare circa quattro trattamenti chemioterapici evitati ogni cinque test genomici eseguiti".
Questi test, evidenza inoltre il presidente eletto dell'Associazione italiana di oncologia medica Aiom Saverio Cinieri, "sono utilizzati quasi di routine in Francia, Germania, Gb ed Usa. Plaudiamo al fondo istituito dal governo ma ora bisogna garantire i test a tutte le donne per le quali sussiste un dubbio rispetto all'utilità della chemioterapia, che spesso viene effettuata per un approccio prudenziale". Senza contare, conclude, "il risparmio per il Sevizio sanitario nazionale, pari a 7mila euro a paziente per le chemioterapie inutili non eseguite".