Negli ultimi 3-4 giorni s'intravedono "piccoli segnali di rallentamento" dell'andamento dell'epidemia di Covid in Italia che "potrebbero rappresentare l'inizio degli effetti delle nuove misure restrittive, che saranno ben visibili dopo 2-3 settimane dalla loro introduzione". Lo spiega all'ANSA il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta che analizza la situazione in particolare negli ospedali. Al 20 marzo in area medica il dato nazionale (41%) supera il livello di allerta del 40% con Lombardia (51%), Emilia Romagna (54%) e Piemonte (58%) che vanno oltre il 50% e le Marche che arrivano al 64%.
Nelle terapie intensive il dato nazionale (37%) è ben oltre il livello di allerta del 30% con 6 regioni che superano il 50%: Emilia Romagna, Piemonte e Umbria (53%), Lombardia (56%), Marche e Prov. aut di Trento (58%).
"Questi livelli di sovraccarico, oltre a rendere più complessa l'assistenza dei pazienti COVID, aumentano lo stress di personale e servizi ospedalieri e impongono di rimandare interventi chirurgici e altre prestazioni non urgenti per pazienti non COVID".
La terza ondata si è "innestata" nella fase discendente della seconda, continua Cartabellotta, partendo da un "altopiano" con oltre 382 mila casi attualmente positivi, 17.725 pazienti ricoverati in reparti di area medica e 2.082 in terapia intensiva. "In circa 4 settimane, questi numeri sono schizzati rispettivamente a oltre 565 mila, 27.061 e 3.387. Di conseguenza, nelle Regioni che hanno sperimentato una maggiore circolazione del virus si è presto arrivati ad una saturazione dei posti letto".