L'Italia centra per il primo giorno l'obiettivo delle 500mila somministrazioni in 24 ore (nello specifico sono oltre 510mila). Ma il commissario per l'Emergenza, Francesco Figliuolo, avverte i colossi del vaccino: "è stato dimostrato che la macchina è efficiente, ora il mantenimento di questa quota giornaliera è sempre più legato alla puntualità e alla consistenza delle consegne di dosi da parte delle aziende farmaceutiche". Il generale si aspetta quindi che adesso vengano rispettati i patti: a maggio sono attesi 15 milioni di vaccini - forse 17 secondo il commissario Francesco Figliuolo (a fronte dei nove di aprile) - e a giugno addirittura 31 milioni, più di un milione al giorno in media. Le inoculazioni nel Paese viaggiano però ancora a velocità diverse, con regioni ancora indietro rispetto agli standard richiesti dal Governo.
A lanciare un appello è innanzitutto il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga: "chi può prenotarsi lo faccia, dobbiamo mettercela tutta. Abbiamo le potenzialità per arrivare fin quasi a 17mila somministrazioni al giorno ma se chi ha diritto non si vaccina allora rischiamo di vanificare ogni sforzo", dice il governatore spiegando che in Friuli non ha aderito il "40% della fascia 60-69 anni e quasi il 25% di quella tra 70 e 79". E non basta, nel giorno del traguardo del mezzo milione monta la protesta dei medici di famiglia, in particolare in Puglia, Lazio e Veneto: "Ogni regione decide quale categoria professionale arruolare per le somministrazioni, una lotta tra lobbies per accaparrarsi le dosi", spiegano. Nelle ultime ore la Fimmg (Federazione medici di medicina generale) dell'Emilia Romagna aveva già lamentato "con stupore che la gran parte delle Aziende sanitarie locali ritengono di non utilizzare a tale scopo i medici di medicina generale ed i loro studi, ritenendo più utile concentrare nei soli hub vaccinali la gran parte della popolazione".
Aldilà delle polemiche, le inoculazioni adesso sembrano procedere secondo le previsioni e se il ministro della Salute, Roberto Speranza, ringrazia "le donne e gli uomini del Servizio Sanitario Nazionale e a tutte le istituzioni per il gran lavoro di squadra", quello alle Autonome, Mariastella Gelmini, commenta anche "la costante accelerazione" augurandosi di poter andare "avanti così". Nessuna ulteriore inversione di marcia, neppure sulla seconda dose di chi ha già fatto la prima con Astrazeneca: avverrà con lo stesso siero. Il direttore della prevenzione, Gianni Rezza, conferma che riguardo al vaccino di Oxford "per ora non cambia nulla e non sono state prese decisioni diverse rispetto alle ultime settimane e rispetto al pronunciamento Ema" perchè "non ci sono evidenze di eventi avversi". Intanto l'azienda anglo-svedese - contro la quale l'Ue ha avviato un'azione legale per i ritardi sulle consegne - ha comunicato il raddoppio del suo utile netto nel primo trimestre a 275 milioni di dollari con le vendite del siero anti covid.
Pfizer/BioNTech intanto fa sapere di aver chiesto all'agenzia europea per il farmaco, l'Ema, l'autorizzazione per estendere l'utilizzo del suo vaccino contro il Covid-19 anche ai ragazzi fa i 12 e i 15 anni, come già accaduto per gli Stati Uniti nelle scorse settimane.
Proseguono graduali gli incrementi, rispetto alla settimana precedente, delle somministrazioni riguardanti gli italiani over 80 e della fascia di età 70-79. Secondo il report settimanale sulle vaccinazioni in Italia, il 41,5% della fascia 70-79 è in attesa di ricevere la prima dose, il 58,4% ne ha ricevuta almeno una e l'8,5% ha fatto anche il richiamo. Tra gli over 80, il 15,3% è in attesa della prima dose, l'84,6% ne ha ricevuta almeno una e il 63,4% il ha fatto anche il richiamo.
L'Oms ha dato in via libera all'utilizzo di emergenza del vaccino anti-Covid di Moderna. Questa procedura consentirà ai Paesi che non hanno i mezzi per determinare da soli l'efficacia e la sicurezza di un farmaco di avere un accesso più rapido alle dosi. E consentirà al sistema Covax, istituito dall'Oms con i partner internazionali, di distribuire i vaccini in particolare nelle aree svantaggiate.