Tre mesi ancora di stato d'emergenza, per iniziare a programmare l'uscita dalla fase eccezionale e l'ingresso in una nuova fase di "convivenza" con il virus. Con questo obiettivo il premier Mario Draghi porta in Consiglio dei ministri il decreto legge che proroga fino al 31 marzo 2022 lo stato d'emergenza con cui da due anni il governo contrasta l'avanzare della pandemia. La guardia viene tenuta alta, di fronte alla nuova minaccia della variante Omicron: un'ordinanza impone una stretta a tutti gli arrivi dall'estero con quarantena di cinque giorni per i non vaccinati e tampone obbligatorio per gli immunizzati, con una scelta che provoca l'ira dell'Ue. Restano in piedi anche il Super Green pass e tutte le misure che hanno scandito negli ultimi due anni la vita "limitata" degli italiani. Figliuolo continua a operare da commissario straordinario, anche se acquista anche il ruolo di capo del Comitato operativo del vertice interforze. Ma la transizione è avviata: il decreto prevede che con ordinanze si inizi a riorganizzare tutta la struttura di mobilitazione sanitaria, per preparare la via al ritorno alla gestione "ordinaria" e avere a marzo la possibilità di non prorogare più lo stato emergenziale.
"Bisogna avere ancora molta attenzione e prudenza", afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E la decisione del Consiglio dei ministri viene assunta, raccontano, senza attriti. Tace Matteo Salvini, che era contrario alla proroga: in Cdm Giancarlo Giorgetti fa solo notare, raccontano, alcune incongruenze tra la proroga e precedenti decreti che impongono l'obbligo vaccinale per alcune categorie fino al 27 maggio. Esulta Enrico Letta, che sposa la linea della massima prudenza. Protesta dall'opposizione Giorgia Meloni: "Comincia a crearsi un problema per la democrazia", afferma. Restano sensibilità diverse anche nel governo e qualche ministro spinge perché l'obbligo di mascherine all'aperto venga esteso anche in zona bianca, come già diversi sindaci stanno disponendo via ordinanza nelle loro città. Ma Draghi sceglie per ora di non adottare altre misure. Il decreto che proroga lo stato d'emergenza - discusso in mattinata a Palazzo Chigi dal sottosegretario Roberto Garofoli anche con il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e il commissario Francesco Paolo Figliuolo - estende tutte le misure che all'emergenza erano già legate.
Il 15 dicembre è una data cruciale nella strategia del governo di lotta all'emergenza, perché entra in vigore l'obbligo di vaccini, oltre che per personale sanitario e della scuola, anche per le forze dell'ordine e i militari.
E diventa una data spartiacque anche per chi arriva in Italia dall'estero, dal momento che un'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, di concerto con il titolare degli Esteri Luigi Di Maio, impone il test molecolare o antigenico a chi entri in Italia dall'estero e la quarantena di cinque giorni se non vaccinato. Ma la stretta, applicata anche ai cittadini europei, fa insorgere Bruxelles, perché è una restrizione agli spostamenti inesistente in altri Paesi: l'Italia "giustifichi" le misure o si rischia di "minare la fiducia delle persone su condizioni uguali ovunque", dice il commissario Vera Jourova. "Immagino - aggiunge - se ne parli al Consiglio Ue". Quanto allo stato d'emergenza, tra le righe del decreto emerge la volontà che questa proroga sia l'ultima. Non solo infatti si prevede che il capo della Protezione civile e il commissario possano adottare ordinanze per passare alla gestione "ordinaria" del contrasto alla pandemia, ma si dispone anche la creazione di un hub di stoccaggio dei vaccini presso una struttura militare. Oggi c'è una struttura provvisoria messa a disposizione dall'aeronautica, nel 2022 invecce 6 milioni vengono stanziati per creare l'infrastruttura che servirà a "garantire una capacità per eventuali emergenze sanitarie future". Tra le norme prorogate ci sono poi quelle che dispongono le misure di distanziamento e quelle per mascherine, le zone di rischio, il Green pass e il Super Green pass. Fino al 31 marzo resta il prezzo calmierato dei tamponi e, con una norma voluta dalla ministra Elena Bonetti, rimane anche la possibilità per i genitori con figli in quarantena di avere congedi al 50% e per i lavoratori fragili di fare smart working, magari venendo adibiti ad altra funzione.